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Luca Ruberti: "Candidatura contro gli storici blocchi di potere"

Il presidente di Lecce Bene Comune, 50 anni, una vita spesa nei movimenti spiega le ragioni di una candidatura "di rottura" e alternativa

LECCE - Luca Ruberti, progettista di 50 anni, prova a rompere lo schema classico presentandosi come candidato sindaco per l'associazione "Lecce Bene Comune". Il guanto di sfida all’area di centrosinistra, capitanata dall’ex compagno di merende Carlo Salvemini, è lanciato. Insieme a lui abbiamo cercato di approfondire gli elementi di novità del suo programma e le ragioni della corsa in solitaria.

Da quanto tempo sei un militante di Lecce Bene Comune?

Sono in Lecce Bene Comune (LBC) dalla sua fondazione, cioè dal 2012. Ho contribuito a fondarla per la circostanza delle precedenti elezioni amministrative. E a rilanciarla nell'autunno 2015 dopo l'abbandono dei consiglieri comunali Salvemini e Citraro, eletti con l'impegno di tutti e confluiti a metà mandato nel gruppo misto di Palazzo Carafa. Da allora e ancora per l'anno sociale in corso, ne sono il presidente e sono impegnato, insieme a tutti i soci, a rilanciare l'associazione attorno alle attività di uno spazio sociale, di studio e formazione politica, di ricognizione continua dei bisogni della città e di confronto con la città stessa, il territorio e altre realtà d'Italia.

Hai avuto altre esperienze politiche?

Nei movimenti, prevalentemente. Nei comitati in difesa dell'ambiente e della Costituzione. Al tempo del movimento di Seattle e Porto Alegre sono stato tra i promotori del "Lecce Social Forum", con cui ho partecipato alla battaglia per la chiusura dei Centri di permanenza temporanea (Cpt) delle leggi Turco/Napolitano e Bossi/Fini, del "Regina Pacis" in particolare. Sono tra i promotori dei comitati provinciali per il "No" nei referendum costituzionali del 2006 e del 2016, impegnati in difesa della Costituzione ieri, per la sua attuazione oggi. E quanto alle iniziative in difesa dell'ambiente, tra le conferenze dei servizi partecipate in rappresentanza di soggetti portatori di interessi diffusi, mi piace ricordare quella inerente la battaglia a tutela di Punta Palacìa. Anche questa vinta. Se però il riferimento si deve restringere alle esperienze che assumono l'obiettivo della rappresentanza istituzionale, segnalo la mia adesione al "Movimento per la democrazia, La Rete" (1991), a "L'altra Puglia" (2015) e una collaborazione con il gruppo consiliare dei "Verdi" a Palazzo Carafa (1995/98).

Lecce Bene Comune ha scelto di non ricorrere ad apparentamenti con le altre sinistre e, in particolare, il Pd: per quali motivi?

Lbc ha provato a lavorare alla costruzione di una coalizione civica all'insegna di un cambiamento che non fosse solo una questione di avvicendamento nominale ma di rottura con le politiche del Pd nazionale e le negligenze del Pd locale, di cui non si rintraccia nessuna iniziativa che sappia di costruzione di un'alternativa, nonostante 19 anni di tempo, il tempo cioè dei governi di centrodestra Poli Bortone e Perrone. Ma i contatti avuti con alcune realtà organizzate si sono rivelati ben presto (Idea per Lecce, Una buona storia per Lecce) o sorprendentemente (Possibile) infruttuosi, in corso d'opera o in seguito al ritorno in campo di Salvemini che, dopo aver lasciato Lbc nel 2015 e annunciato di ritirarsi, corre ora come il candidato sostenuto dal Pd e dalle sue realtà collaterali. Il centrosinistra del resto è tramontato da tempo. Sopravvive solo nella distrazione di molti cronisti locali che si ostinano a non prendere almeno atto che il centro corre con il candidato Delli Noci, la sinistra entro Lbc e i civatiani senza il loro simbolo.

Il risultato elettorale è, a tuo giudizio, secondario rispetto al percorso politico che vi ha portato a presentarvi alle prossime amministrative?

Il risultato elettorale è molto importante per chiunque partecipi alle amministrative, anche per noi. Ma Lbc non è organizzata soltanto attorno a un comitato elettorale ed è già da tempo una buona soggettività politica con un percorso significativo alle spalle e una prospettiva di lavoro. Entro questo orizzonte, le elezioni rappresentano uno snodo certamente importante ma non l'unico. Esaltazioni o depressioni legate all'esito delle elezioni non saranno all'ordine del giorno presso un soggetto maturo quale Lbc ha già dimostrato di essere.

Cosa non ha funzionato durante questo decennio di amministrazione targata Perrone?

L'amministrazione Perrone va giudicata insieme a quella Poli Bortone, di cui del resto è diretta emanazione. Parlerei dunque non di decennio ma di ventennio complessivamente negativo per la costruzione, il consolidamento e la sedimentazione di un blocco di potere impermeabile ai reali interessi della città. Con risultati che hanno privilegiato l'istinto di autoconservazione e abbandonato la città a una somma di interventi privi di alcuna visione strategica che scontiamo e sconteremo per molti anni ancora. Insomma, una amministrazione che è stata soltanto il luogo della fidelizzazione, non esente da opacità preoccupanti e fenomeni di occupazione perniciosa del potere che sono ancora sotto la lente di ingrandimento della magistratura.

Quali sono i problemi più urgenti per la città?

Il problema più urgente è proprio quello rappresentato dall'insediamento della classe dirigente attuale. Una cappa soffocante per le necessità e le aspirazioni della città che è comunque una delle realtà più vivaci della provincia italiana. A questa vivacità Lbc si propone di dare un'armatura che sappia mettere a sistema capacità e talenti personali, incoraggiandoli a restare o a tornare entro un contesto finalmente favorevole. Non possiamo permetterci di sprecare più alcunché: opportunità, risorse e apporti. Tanto più di fronte a una situazione economica che registra indicatori preoccupanti, dall'aumento della forbice delle diseguaglianze al calo di fiducia nella pubblica amministrazione presso chi ha capacità di intrapresa.

Lecce Bene Comune punta a dare rappresentanza alle fasce sociali più deboli ed emarginate. È possibile stimolare, a tuo giudizio, una maggiore partecipazione dei cittadini nella vita pubblica? Hai ricevuto segnali positivi in tal senso?

Fino ad ora abbiamo assistito a fenomeni di supplenza alle carenze dell'amministrazione comunale o dello Stato. Una amministrazione guidata da Lecce Bene Comune invece, chiederà alla città di assumere il giusto protagonismo e lo favorirà mediante lo sblocco immediato degli istituti di partecipazione previsti dallo statuto cittadino. L'insediamento di una partecipazione dignitosa nelle sedi previste dalla legge, disattesa da più di 25 anni nel vergognoso disinteresse di maggioranza, opposizione e ufficio territoriale del governo, coinciderà con una fase di ascolto e programmazione democratica che vedrà tutti i portatori di interesse prendere parte attiva al risveglio della città. Dinanzi a tale orizzonte di lavoro abbiamo registrato interesse ma anche tanta frustrazione per l'indifferenza patita in tutti questi anni.

Quali sono i punti cruciali del vostro programma politico?

Il benessere della collettività come principio guida dell'azione di governo della città, innanzitutto. Il ruolo attivo del sindaco e dell'amministrazione in difesa o per la migliore realizzazione dell'infrastruttura quotidiana rappresentata dall'economia del cibo, dell'acqua, dell'energia, della mobilità, della salute, della cultura. La costruzione di un orizzonte di lavoro che non riguarda più il solo territorio comunale di Lecce ma chiede ai comuni con cui di fatto realizziamo dinamiche da area metropolitana spontanea di concorre alla costruzione di un "sistema urbano leccese" e crescere insieme, in modo coordinato. Un piano della mobilità di pari scala. Il coinvolgimento dei poli universitari presenti in città (Università del Salento, Accademia di belle arti, Conservatorio di musica) nella definizione di un piano condiviso della cultura e dell'economia. La lotta alle diseguaglianze. Il ritorno della politica, insomma.

Le proposte più innovative?

Le politiche attive dei beni comuni, dei beni di proprietà pubblica e privata cioè che comunque sostengono l'esercizio dei diritti fondamentali e lo sviluppo delle persone e della società, per mezzo dell'approvazione di un Regolamento dei beni comuni e la stipula di Patti di collaborazione puntuali. E dunque il welfare generativo che da una nuova politica dei beni comuni può scaturire. Il ruolo attivo del sindaco, capace di intervento nei procedimenti altrui quando questi condizionano la qualità della vita degli abitanti della città: si tratti di esigere il rispetto del diritto all'acqua o il funzionamento di un angiografo dell'ospedale, di contestare il sovraffollamento del carcere o di tutelare il lavoro e i lavoratori. Superare la crisi di sistema che stiamo vivendo, resistendo alle politiche di austerità che vorrebbero imporci la privatizzazione dei beni e servizi pubblici. O provando a stimolare un'economia del Canale d'Otranto attraverso rapporti in proprio con Albania e Grecia, magari a partire dall'organizzazione di un festival, il Festival del Canale d'Otranto, che cominci a far circuitare cultura, costumi, enogastronomia e a seguire economia. O ancora, fare un viaggio all'interno della città, alla scoperta delle molte etnie presenti, incontrarle nei rispettivi consolati per avviare rapporti di scambio, quando la situazione internazionale lo permetta.

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