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Neurologia del Fazzi priva di infermieri e Oss: la denuncia di Fsi

Il sindacato lamenta una grave carenza di personale nel reparto che crea stress agli operatori in servizio. La Asl intanto stila la graduatoria per i medici del 118

LECCE – La carenza di infermieri e operatori socio-sanitari che affligge la sanità salentina si fa sentire, con conseguenze pesanti, nell'ospedale del capoluogo. A soffrirne è, in particolare, il reparto di Neurologia del “Vito Fazzi”: qui i numeri proprio non tornano. Per adeguare la dotazione organica, infatti, servono 11 infermieri e 3 Oss.

A denunciare la situazione è la segreteria territoriale Fsi: “La grave carenza numerica del personale presso l’unità di Neurologia determina grave pregiudizio e condizioni di malessere per i dipendenti in servizio. Il personale fatica a mantenere i livelli minimi di assistenza e, mentre cresce il malcontento, lamenta continue violazioni dei diritti”.

Il disagio deriva fondamentalmente dai carichi di lavoro e dai turni di servizio che a stento coprono le lacune. “La legge 161 del 2014 impone il riposo di 11 ore ogni 24 di lavoro – spiegano i segretari Rocco Cannazza e Francesco Perrone -. Il riposo è particolarmente necessario in un reparto, come quello della Neurologia, che dispone di 21 posti letto ad alto carico assistenziale e 6 posti letto di stroke unit per i quali occorrono 18 infermieri dedicati”.

La citata legge stabilisce che, per far fronte alla fine delle deroghe, le Regioni devono garantire la continuità nell’erogazione dei servizi sanitari e l’ottimale funzionamento delle strutture attraverso una più efficiente allocazione delle risorse umane, ed attuando processi di riorganizzazione e razionalizzazione delle strutture e dei servizi. Ma senza un adeguato numero di professionisti, l’obiettivo non può essere centrato.

“La carenza di personale si nota anche dai continui trasferimenti di pazienti presso altre strutture, pubbliche e private, al fine di proseguire le cure o iniziare la riabilitazione”, puntualizzano i due sindacalisti.

La segreteria Fsi ha chiesto formalmente alla Asl di conoscere le strategie aziendali messe in atto per superare le carenze di organico, “così da rendere gli standard assistenziali qualitativamente più elevati e ridurre lo stress psicofisico cui è sottoposto attualmente il personale dipendente”.

I segretari hanno però messo le mani avanti, con una premessa importante: “Diciamo sin dall’inizio che non siamo più disponibili ad accettare modelli organizzativi che comportino ulteriori carichi di lavoro per il risicato numero di operatori in servizio e ci riserviamo di intraprendere, quindi, ogni forma di lotta sindacale consentita dalla legge per difendere la dignità dei lavoratori e i loro diritti negati”.

Le carenze si fanno però sentire anche altrove. Il servizio di emergenza territoriale 118 della Asl di Lecce, tanto per cominciare, dovrebbe poter contare su una dotazione organica di 85 unità, ma sono tanti i tasselli da coprire sia perché molti posti risultano scoperti, sia per le assenze dovute a malattie o dismissioni dal servizio di alcuni operatori.

L’azienda sanitaria per tamponare le falle ed evitare di scivolare in una situazione di vera emergenza, nel mese di aprile ha indetto un avviso pubblico per il conferimento di incarichi provvisori e di sostituzione nel 118. Ora è pronta una graduatoria con 7 nominativi di camici bianchi destinati alla medicina dell’emergenza urgenza. Un primo passo lungo una strada tutta in salita.

                                                                     

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