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Sabato, 27 Aprile 2024
Politica Otranto

Poltrone e polemiche: nervi tesi a Palazzo Melorio

Otranto: maggioranza ed opposizione si confrontano e si scontrano sulle poltrone, dopo la lettera di Marrocco sul mancato avvicendamento in giunta. Tensione in consiglio: volano parole grosse

OTRANTO - Due ore e mezzo di consiglio comunale con tema del giorno la "poltronite": l'assise andata in scena, ieri sera, a Palazzo Melorio di Otranto, ha avuto come argomento di discussione principe del dibattito la famosa lettera, che nella precedente convocazione, il consigliere di maggioranza, Fabio Marrocco, aveva presentato, criticando il sindaco Cariddi e i suoi compagni di avventura, per il mancato rispetto degli accordi programmatici e per quelli riguardanti l'avvicendamento di giunta di metà mandato. Eppure nella discussione, animata e ricca di momenti di tensione, dove pure sono emerse valutazioni logiche, sia maggioranza che opposizione hanno mancato il vero punto all'ordine del giorno, ossia: il ricambio di giunta è più una questione di metodo o di merito?

Dal dibattito, la scelta trasversale e bipartisan è stata indirizzata alla prima opzione, visto che molto si è puntato sull'accordo scritto e firmato, all'indomani della vittoria elettorale di Cariddi, e che prevedeva appunto l'avvicendamento tra Fernando Coluccia ed Antonio Schito, con Fabio Marrocco e Michele Tenore, poi saltato. L'opposizione ha sottolineato come le nuove regolamentazioni per gli enti locali, di fatto, non permetteranno più in futuro, con la riduzione degli spazi nelle giunte, da 6 a 4 assessori, di promesse di coinvolgimento per chi comporrà le liste per le amministrative. Da lì, è nata una discussione su chi e su come si sono "occupate le poltrone", con il consigliere Marrocco che ha letto un nuovo intervento scritto, in cui ha ribadito la propria fedeltà alla maggioranza, ritenendo chiusa la questione sul dissenso espresso, ma criticando quanto affermato fuori dai microfoni, nel precedente consiglio, da Pierpaolo Tondo, in quanto quest'ultimo, pur avendo manifestato dissenso nei confronti dell'ex sindaco Bruni, si sarebbe dimesso da assessore, restando in maggioranza e scegliendo anche, nell'ultima tornata amministrativa, di entrare in lista al suo fianco.

Corrado Sammarruco ha difeso il consigliere Tondo, assente nella seduta, mentre Leonardo Salzetti ha precisato come, pur avendo apprezzato l'iniziativa di dissenso del consigliere Marrocco, alla luce delle evoluzioni, abbia dovuto constatare che tutta la polemica è stata montata dallo stesso solo perché "escluso dalla marmellata". Un violento battibecco poi si è verificato tra l'assessore Fernando Coluccia e il consigliere d'opposizione, Tommaso De Benedetto: il primo ha contestato l'analisi dell'ex vicesindaco sull'occupazione delle poltrone, evidenziandone la presenza in consiglio comunale da diverse legislature. Coluccia, rileggendo i dati dell'ultima tornata elettorale regionale, in cui, a suo giudizio, si sarebbe dimostrato come l'amministrazione goda del favore degli elettori, ha poi invitato De Benedetto a "farsi vedere", scatenando la replica di quest'ultimo, che ha chiesto maggiore rispetto e che ha ricordato di sedere in consiglio comunale, perché da sempre sostenuto dal consenso popolare. Momenti di tensione sono succeduti, con qualche caduta di stile e frasi decisamente fuori luogo, che hanno inciso sull'esasperazione degli animi, in una discussione che doveva solo essere politica. Il presidente del consiglio Gualtieri è riuscito con fatica a rimettere un po' di ordine tra i banchi dell'aula consiliare.

Il vicesindaco Francesco Vetruccio ha sottolineato che gli accordi posti in essere all'indomani delle elezioni tra i partiti su posti e deleghe, per chi mastica un po' di politica, lasciano il tempo che trovano, mentre quello che resta è la coerenza dei singoli. Francesco Bruni, che ha condiviso in buona parte l'intervento sulla coerenza di Vetruccio, ha tratto spunto dalla riflessione, per evidenziare come sia positivo che, dopo anni di incertezza di collocazione politica, l'amministrazione abbia valutato alle regionali di fare una scelta: "È bene che ora stiate lì - ha puntualizzato - in nome di una certa coerenza. Di fatto, però, è caduta la maschera di quanti hanno a lungo professato simpatie di centrodestra".

Il sindaco, Luciano Cariddi, ha stigmatizzato il comportamento dei consiglieri tutti per le scene viste in sala, ribadendo la sua collocazione, già annunciata in passato, nell'Udc di Casini: "Ritengo, tuttavia - ha puntualizzato -, che il partito abbia sbagliato valutazione alle ultime regionali e ho maturato l'idea di scegliere tra i progetti in campo per la Regione quello che mi è parso il migliore, ossia quello di Nichi Vendola, anche per mandare a casa definitivamente questo centrodestra pugliese e per inviare un segnale chiaro anche in vista delle prossime politiche al governo nazionale, che tanto male sta facendo a questo nostro territorio". Cariddi ha poi ricordato come la sua lista sia nata non da accordi partitici, ma dal coinvolgimento di personalità civiche, attorno ad un progetto, contrariamente all'"accozzaglia fatta dall'opposizione, che fino alle cinque di mattina dell'ultima sera utile alla presentazione della lista era in alto mare, vedendosi costretta ad ingoiare un candidato sindaco non voluto".

Ma, al di là della discussione, ancora una volta, il passaggio mancante è stato uno: interessa poco alla gente comune se esiste un foglio in cui quattro eletti si accordano sulla possibilità di avvicendarsi in giunta e poi, per varie ragioni, questo non avviene; in genere, anzi, chi è fuori dalla politica e assiste al racconto di queste vicende, commenta che "alla fine sono tutti solo interessati alla poltrona". Semmai, la questione, al di là degli accordi scritti e non rispettati, se non ci fosse, invece, una reale esigenza di avvicendamento in giunta, per motivi di merito o di demerito dei vari assessori: in poche parole, i cinque che da tre anni guidano un assessorato sono stati capaci di esercitare al meglio il proprio compito? Se sì, perché non valutare nel dettaglio gli eventuali meriti? E se non sono, invece, stati bravi assessori, perché sono ancora lì a crogiolarsi dei propri demeriti? A queste domande dovrebbe rispondere la politica. I foglietti rischiano di diventare materiale da feticisti.

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