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Ria: "Lascio il Pd". Passaggio al Pdl, questione di ore

Ria esce allo scoperto e risponde a D'Alema: passaggio nel gruppo misto parlamentare. Forse lunedì si accaserà nel Pdl salentino. Capone: "Argomenti pretestuosi". Antonica: "Il Pd non è un autobus"

"D'Alema mi ha convinto. Lascio il Pd". L'ultimo colpo di coda della vicenda politica, che vede protagonista l'ex presidente della provincia in odore di candidatura nel Pdl salentino segna una svolta, che si annuncia determinate. La mossa più attesa, quella che rende ogni supposizione o le parole non dette sospetti molto vicini alla realtà, è arrivata.

Non sono passate neanche ventiquattrore dall'appello, non senza punte polemiche e schiaffi diretti, del presidente del Pd, Massimo D'Alema, all'"amico" Ria, che il deputato Pd non ha fatto mancare la propria risposta. Poche parole consegnate ad un comunicato stampa, che lasciano pochi margini ormai all'incertezza e all'imminente "salto della quaglia".

Lorenzo Ria annuncia l'intenzione di lasciare il gruppo parlamentare del Pd e di passare a quello misto: "Sono consapevole - dichiara Ria - di procurare un profondo dispiacere ai moltissimi cittadini che hanno creduto nel Pd, che hanno lottato per fondarlo e radicarlo, che ne hanno costruito il successo nelle recenti elezioni politiche e che, nonostante le innumerevoli delusioni, hanno la perseveranza di crederci ancora. Io non ci credo più. Sono anzi convinto che il Pd, nella sua pur breve esistenza, ha ripensato alcune delle ragioni fondamentali per cui è nato ed ha cambiato i suoi obiettivi primari".

"Per quel che mi riguarda - prosegue Ria -, dal gruppo misto della Camera dei deputati , manterrò gli impegni che - da deputato nominato e non eletto - ho assunto con gli elettori. Lavorerò perché si affermi ad ogni livello una politica lineare e sobria, aperta ai cittadini e capace di mantenere gli impegni che assume. Lavorerò per dar vita, ad ogni livello, ad istituzioni semplici, modellate su un sistema tendenzialmente bipolare, con una significativa riduzione dei parlamentari e delle rappresentanze, con una semplificazione del sistema istituzionale, a partire dalla definizione di un ruolo completamente nuovo per le Province. Lavorerò per istituzioni e meccanismi autenticamente federali, in virtù dei quali i cittadini del sud abbiano l'opportunità di recuperare i ritardi rispetto al centro nord".

Quindi, il riferimento al leader "Massimo": "Le parole e i toni dell'onorevole d'Alema, mi hanno aiutato a compiere una scelta difficile. Ora sono anche libero di organizzarmi insieme a chi condivide il mio disagio e intende affermare un modo semplice e chiaro di fare politica e di stare nelle istituzioni".

Nessun riferimento alle provinciali, nelle sue brevi, ma eloquenti dichiarazioni. Ma, in questo caso il non detto appare più illuminante delle parole realmente spese e i dubbi sembrano ormai fugati. Voci insistenti fanno intendere che la giornata di lunedì sarà quella determinante all'investitura quale candidato ufficiale del Pdl. Difficile comprendere come un disagio covato e poi manifesto nell'assemblea del Pd, per la rispettabile promozione delle primarie, possa in pochi giorni spiegare un addio così doloroso, non solo per l'intero centrosinistra, ma anche per quel centrodestra, che sembra pronto ad accoglierlo a braccia aperte, ma che porta al suo interno anche tante voci dissonanti rispetto ad una scelta incomprensibile per molti dei suoi elettori.
Presto si capirà se i rappresentanti del centrodestra, che, in queste ore, hanno tenuto nascosto il proprio disagio dinanzi all'operazione, mostreranno personalità, evidenziando tutte le proprie perplessità del caso, ricordando, tra l'altro, come per anni abbiano avversato la gestione Ria all'ente. O se, invece, ancora una volta, si assisterà al solito silenzio assenso, nei confronti di un ordine di scuderia, subito anche se incomprensibile e fuori da ogni normalità. In quest'ultimo caso, sarà ancora il trionfo senza gloria della sempre più di moda "politica transgender".

E le reazioni all'interno della coalizione non sono certo mancate. "Siamo fortemente delusi e rammaricati delle scelte dell'Onorevole Lorenzo Ria che nulla hanno a che fare con il suo percorso politico e con la sua storia personale. Con le sue dichiarazioni ha ufficializzato la rottura con il Partito democratico sollecitando nuove offerte e mettendosi sul mercato politico", commenta Salvatore Capone, segretario provinciale del Pd. "Le sue parole - prosegue - dimostrano la grave difficoltà nella quale si trova; anche se ancora una volta non scioglie tutti i nodi. I suoi argomenti e discorsi, infatti, sono pretestuosi e sembrano solo suggellare scelte già fatte, in netta contraddizione con la sua azione di questi mesi".

"Insomma sembrerebbe un classico episodio di trasformismo - sottolinea ancora Capone -: stranamente queste scelte cadono alla vigilia della tornata elettorale. Ancora una volta l'onorevole Ria è così bravo da trovare un alibi di fronte ad un sincero, accorato e rispettoso appello fatto dal Presidente Massimo D'Alema, che rispecchiava il sentimento di tanti elettori del Pd, e che è invece stato colto a pretesto per una decisione che sembrerebbe ormai già assunta. Detto questo - prosegue - rileviamo che la posizione annunciata da Ria di appartenenza al Gruppo misto della Camera dei deputati sia solo un escamotage e segni una posizione inconciliabile con la natura e il progetto del Pd e dei suoi elettori. La decisione da prendere da parlamentare del Pd, nominato e non eletto, sarebbe quella di dimettersi subito".

"L'onorevole Ria ha tradito innanzitutto se stesso - chiosa, con evidente riferimento alle parole già espresse ieri sera da Massimo D'Alema - e poi il Partito democratico che continua nel Salento come altrove nel nostro paese a contribuire a costruire un progetto di governo a tutti i livelli. Un progetto quello del Pd portato avanti con autorevolezza e fermezza dicendo no a cortocircuiti tra vicende politiche e vicende personali. Nel Salento al fianco del Pd si sono schierate tutte la altre forze del centrosinistra, le stesse che sono state protagoniste del governo di questa provincia negli ultimi 15 anni con la forza e con la passione di un gruppo dirigente diffuso sul territorio con il pieno coinvolgimento di tutti. Speriamo che prevalga almeno nel Popolo delle libertà, del ministro Raffaele Fitto e del sottosegretario Alfredo Mantovano, la politica di individuare un candidato alla Presidenza della Provincia di Lecce nella propria classe dirigente. Il Partito democratico - conclude - è una grande forza e un progetto che parla alla società. Noi vogliamo restituire la dignità alla buona politica scegliendo la strada della coerenza".

Non da meno è il sindaco di Galatina, Sandra Antonica, anche lei presente ieri sera durante il discorso tenuto in via Umberto I, accanto a Palazzo dei Celestini, da D'Alema, dal presidente della Provincia uscente, Giovanni Pellegrino, e dalla candidata Loredana Capone (https://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=13754). "Lorenzo Ria - dice -, è stato nominato, e non eletto, deputato al Parlamento dal Partito democratico. Se oggi egli non crede più nel Pd ha il dovere morale di dimettersi dalla Camera dei deputati e non semplicemente cambiare gruppo. L'ex presidente della Provincia è riuscito a trasformare il pacato appello di D'Alema ad una riflessione su un percorso comune, in un alibi per abbandonare il Partito in cui diceva di credere. Egli, in questo modo, tradisce ed inganna chi gli ha dato fiducia e lo ha posto come bandiera in una lista ed in una posizione che gli ha consentito di diventare legislatore di questo Paese".

"Quando abbiamo dato vita al Pd - prosegue la prima cittadina di Galatina -, abbiamo guardato a ciò che ci univa e non a ciò che ci divideva. Abbiamo messo insieme le nostre storie credendo gli uni negli altri. Rispetto la scelta personale di Ria di candidarsi con chi vuole (saranno gli elettori a giudicarlo) ma non posso accettare che egli continui a rappresentare in Parlamento le persone la cui fiducia oggi tradisce. Se non crede più nel Pd lasci spazio a chi ci crede. Il Partito democratico non può diventare un autobus da cui si sale e si scende a piacimento seguendo i propri legittimi ma personali interessi. Dobbiamo tornare alla dimensione etica della politica", conclude.

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