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Riforma della giustizia: un banchetto per sostenere l'iniziativa referendaria

Sabato 18 e domenica 26 con ItaliaViva e gli altri movimenti che hanno promosso "Giustizia giusta 2021". Tra i temi principali l'introduzione della responsabilità civile diretta per i magistrati e la separazione delle carriere

LECCE - La riforma del sistema della giustizia come epicentro di una politica riformista: ItaliaViva, insieme a +Europa, Azione, Partito Radicale, Psi, Mezzogiorno Federato, è in prima linea per la campagna referendaria "Giustizia giusta 2021".

Per raccogliere le firme dei cittadini necessarie per la prosecuzione dell'iter ci sarà un banchetto in via Trinchese, all'altezza del Teatro Apollo, sia sabato 18 settembre sia domenica 26 settembre, dalle 9.30 alle 13. La proposta referendaria, che si prefigge di archiviare un lungo periodo di "rinuncia della politica alla propria azione e funzione, spesso colpevolmente delegata alla magistratura", ha registrato l'adesione convinta delle formazioni di centrodestra ma l'importanza di questo passaggio per i proponenti sta nella possibilità "di fare esprimere la società su temi cosi decisivi per il futuro di tutti i cittadini italiani, da lungo tempo irrisolti"

I nodi dell'iniziative referendaria sono la riforma del Consiglio superiore della magistratura, con l'abrogazione dell'obbligo per un magistrato che voglia essere eletto nell'organo di governo, di trovare almeno 25 firme per la propria candidatura (n questo modo si punta a neutralizzare il beneplacito delle correnti) l'introduzione della responsabilità civile diretta dei magistrati, al pari degli altri funzionari pubblici, che abbiano procurato danno (per dolo o colpa grave); consentire anche ai membri laici dei consiglio giudiziari (avvocatie e docenti) di partecipare alla valutazione dei magistrati, attualmente riservata ai membri togati; separazione delle carriere tra funzione giudicante e funzione requirente (la scelta deve essere fatta all'inizio della carriera). 

Un altro tema importante è l'introduzione dei limiti all'istituto della custodia cautelare: resterebbe in vigore la carcerazione preventiva per chi commette reati più gravi e si abolirebbe la possibilità di procedere alla privazione della libertà in ragione di una possibile “reiterazione del medesimo reato”. Secondo i proponenti questa ipotesi, che è la più utilizzata, in realtà sarebbe spesso infondata. Infine si propone l'abolizione dell'automatismo previsto nel decreto Severino tra condanna e incandidabilità degli amministratori pubblici: toccherebbe al giudice, di volta in volta, decidere se applicare o meno l'interdizione dai pubblici uffici. 

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