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Rudiae, è la volta buona? Alla riscoperta di un tesoro

Domenica è in programma la "Seconda giornata di Rudiae". Gli archeologi hanno verificato l'esistenza di un grande anfiteatro di età repubblicana. La città ha di nuovo un' opportunità di crescita

LECCE - A lungo qualcuno si è accontentato che Lecce vivesse tronfia delle sue vestigia barocche e di quanto, delle epoche precedenti, era stato riportato alla luce nel corso di scavi quasi sempre casuali, a partire dall'Anfiteatro romano. Perché, del resto, non valeva la pena intaccare gli interessi privati esistenti su decine di ettari di territorio, nella speranza di una qualche futura espansione edilizia. Eppure in molti sapevano ma in pochi si sono battuti perché Lecce trovasse sotto i suoi piedi il tesoro che può permetterle di volare alto.

Forse questa è la volta buona. La riscoperta e la valorizzazione dell'area archeologica di Rudiae potrebbe finalmente finire di essere un promemoria iscritto di dovere nell'agenda amministrativa della città e divenire una stella polare per l'orientamento dell'azione politica. Vent'anni dopo l'ostinazione di chi, come l'allora vice sindaco Fabio Valenti, fece mettere la mani in tasca al Comune per l'acquisto di almeno alcuni dei terreni dove vi erano testimonianze inconfutabili dei fasti del passato. Molto più tempo è trascorso da quel 12 ottobre 1868 quando il duca Sigismondo Castromediano definiva barbari i leccesi perchè si dimostravano indifferenti alla patria di Quinto Ennio.

A distanza di un anno dalla "Prima giornata di Rudiae", la Scuola di specializzazione in beni archeologici, la circoscrizione Rudiae-Ferrovia e l'associazione "Vivere Lecce" ripropongono per domenica 8 maggio una giornata di visite e di dibattiti. In dodici mesi di cose ne sono successe. All'inizio dell'anno sono iniziati gli scavi sul fondo già noto ai contadini come "Anfiteatro". Nella toponomastica rurale tutti i terreni dovevano essere facilmente riconoscibili per consentire ai lavoratori una facile individuazione.

E così l'area che adesso è in fase di esproprio ha rivelato quello già si sapeva. La zona è attigua al fondo "Acchiatura" (perchè scavando si trovava sempre qualcosa), proprio quella che Fabio Valenti volle che il Comune acquistasse. I lavori degli archeologi hanno certificato dunque che nemmeno il nome dell'altro fondo, "Anfiteatro" è casuale: sotto la terra c'è uno dei pochi anfiteatri di età repubblicana (I o II secolo a.C.), lungo circa 100 metri per 60 di larghezza, molto simile a quello di Pompei. Corrado Notario, che è il coordinatore del Museo diffuso di Cavallino, ha specificato che all'anfiteatro preesisteva una struttura, di età messapica, probabilmente per la raccolta delle acque.

Beppe D'Ercole, presidente di "Vivere Lecce", anch'egli pioniere della "riscoperta" di Rudiae, ha sollecitato l'amministrazione comunale - rappresentata dall'assessore ai Lavori Pubblici, Gaetano Messuti - a non fermarsi davanti a questo ritrovamento e di "affondare il colpo" perché finalmente la città di Lecce trovi nel polo archeologico un ulteriore elemento di attrazione, soprattutto nell'ottica di una reale destagionalizzazione.

Alla conferenza hanno partecipato anche Stefania Mandurino, commissario straordinario dell'Apt e Carmelo Isola, presidente dell'omonima circoscrizione che anche attraverso il parco di Rudiae ha voluto caratterizzare il suo mandato. Per conoscere meglio la storia e lo stato di avanzamento dei lavori del sito di Rudiae fra pochi giorni sarà on line il sito www.rudiaelecce.it, nel frattempo si possono reperire notizie su Face book cercando il gruppo " Amici di Rudiae".

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