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Sgombero del centro sociale, Rifondazione Comunista: "Politiche culturali assenti"

La segretaria provinciale, Roberta Forte, definisce l'esecuzione del provvedimento "formalmente inevitabile sotto il profilo giuridico", ma pone l'accento sull'assenza di spazi di socialità in una città dove persino per sedersi in piazza occorre una consumazione a pagamento

LECCE – Lo sgombero dell’edificio di via Birago, ribattezzato dagli occupanti Binario 68, alimenta il dibattito cittadino e politico. Roberta Forte, segretaria provinciale di Rifondazione Comunista ha così commentato la vicenda che a sinistra sta diventando più l'occasione di un regolamento di conti che l'occasione per una riflessione che abbia un senso propositivo.

“In una città dove gli spazi pubblici sono privatizzati o comunque  gestiti favorendo proposte omologate al sistema, lo sgombero del centro sociale occupato Binario68, pur se formalmente inevitabile sotto il profilo giuridico, solleva una riflessione politica più generale. A Lecce dove sono assenti le politiche culturali pubbliche, dove l’investimento di denaro pubblico nel settore  cultura è costantemente decresciuto negli ultimi 5 anni, dove Capitale della Cultura è poco più che uno slogan, dove la logica dell’evento prevale sulla costruzione di un percorso culturale dal basso e di lungo periodo, dove gli spazi di socialità sono ‘a pagamento’, dove persino per sedersi in piazza occorre pagare un bar che offra una sedia, il Binario68 costituiva un luogo aperto, dove si sviluppava un discorso culturale alternativo, dove in un anno e mezzo sono stati organizzati  incontri, lezioni di controstoria, mostre, feste sociali, dove chiunque poteva trovare un tetto e un piatto”.

“Le relazioni col vicinato non erano tese, non c’era alcun pericolo di ordine pubblico, i ragazzi avevano persino abbellito il prospetto grazie alla mano di un writer di fama internazionale. Insomma, il Partito della Rifondazione Comunista fa appello all'amministrazione comunale affinché affronti e risolva il problema della carenza degli spazi sociali, reperendo uno spazio pubblico da offrire ed adibire alla libera aggregazione giovanile. Un pensiero alternativo, non addomesticato, difforme  dal pensiero unico dominate o la cultura mainstream abbia diritto di cittadinanza nelle nostre città asfittiche, insterilite da una subcultura conservatrice ed omologata che le domina”.

Da ieri sera gli attivisti del movimento antagonista hanno occupato un altro immobile, sito in zona Castromediano: si tratta di una sede dismessa di servizi postali.

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