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"Sette anime", Muccino consacra la mutazione artistica

La pellicola si sviluppa come un giallo avvincente ed è ricca di colpi di scena. Osannato e criticato, è un film che abbraccia un tema difficile. Con un finale sorprendente

"Sette anime" (Seven pounds)
Regia di Gabriele Muccino
Con: Will Smith, Rosario Dawson, Woody Harrelson, Barry Pepper, Michael Ealy, Bill Smitrovich, Elpidia Carrillo.
Genere: drammatico
Durata:125'
Produzione: USA 2008

A due anni dal suo primo film americano, "La ricerca della felicità", il romano Gabriele Muccino torna sui grandi schermi con "Sette anime", secondo lungometraggio targato Usa che ha, anche per questa volta, l'attore Will Smith come protagonista. Ben Thomas (Will Smith) si presenta come un esattore delle tasse e porta un evidente peso sul cuore. Egli si mette alla ricerca di sette persone bisognose di aiuto e davvero meritevoli. Una di queste, Emily Posa (Rosario Dawson), affetta da una grave patologia cardiaca, s'innamorerà, fatalmente, di lui. Chi sia realmente Ben Thomas e cosa cerchi in queste sette persone non è chiaro sino alla fine e, per tale motivo, altro sulla trama è bene non raccontare, anche perché la storia si svela lentamente e solo in ultimo lo spettatore vedrà la chiusura del cerchio. La pellicola, infatti, si sviluppa come un giallo avvincente ed è ricca di colpi di scena.

Il titolo originale del film, "Seven Pounds" (sette libbre), fa un esplicito richiamo alle libbre di carne umana richieste in cambio da Shylock ad Antonio per estinguere il suo debito ne "Il Mercante di Venezia", di William Shakespeare, mentre la versione italiana, "Sette anime", non riesce a rendere lo stesso riferimento. Questa pellicola, che tocca un tema difficile, ha sollevato molte polemiche negli Stati Uniti e molte ne solleverà certamente anche nella cattolica Italia. I destini degli esseri umani che s'intrecciano, nella vita e nella morte, l'amore e la malattia, la colpa e l'espiazione sono gli argomenti della storia. In questo film, il maggiore atto di egoismo che un essere umano possa compiere, il suicidio, viene tradotto in un gesto di massima solidarietà.

Gabriele Muccino è un regista che ha intrapreso un percorso di grande maturazione artistica. Dai primi lungometraggi cosiddetti "generazionali", a "La ricerca della felicità", fino a "Sette anime", la crescita è notevole. Quest'ultima fatica ha ricevuto giudizi molto contrastanti, osannata o criticata ha, certamente, colpito gli spettatori e gli addetti ai lavori. Il finale sorprendente, infatti, ha lasciato alcuni esterrefatti e altri in lacrime. E se è vero che il valore di un'opera si misura anche dalla qualità di emozioni che questa suscita in chi la guarda, "Sette anime" potrà raccogliere una prevalenza di pietas o di sconcerto da parte degli spettatori, all'uscita del cinema, ma non certamente un indifferente giudizio.

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