"Un sogno di periferia": 150 studenti salentini protagonisti di un film contro il bullismo
Il lungometraggio è stato interamente girato a Leverano, in sinergia con gli enti e le associazioni del territorio. Convolte numerose scuole della provincia
LECCE - Una lezione civica sul recupero delle periferie, il riscatto, la rete, i sogni e la libertà, ma anche sul valore delle differenze che arricchiscono. C’è tutto questo e molto di più in "Un sogno di periferia", il lungometraggio presentato oggi (15 novembre) in conferenza stampa a Palazzo Adorno, che debutterà lunedì 20 novembre alle ore 17 al "The Space Cinema" di Surbo.
Il prodotto filmico è stato realizzato all’interno di un progetto finanziato con la partecipazione al bando “Il linguaggio cinematografico e audiovisivo come oggetto e strumento di educazione e formazione, con scuola capofila l'Ics "Geremia Re" di Leverano.
Il progetto ha coinvolto anche altri istituti comprensivi della provincia di Lecce: Ic “Don Milani” di Leverano, l'Ic di Porto Cesareo, l'Ic di Aradeo, l'Ic “P. Impastato” di Veglie e l'Ic “ A. Diaz” di Vernole.
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Il lungometraggio è stato interamente girato nel Comune di Leverano, in sinergia con gli enti e le associazioni del territorio. L'esperienza ha permesso di veicolare, in maniera semplice e diretta, un messaggio forte di contrasto al diffondersi del fenomeno del bullismo.
Attraverso la storia di “ Lele “ Emanuele e di un gruppo di giovani, si scava profondo nei meandri di una gioventù dissipata, senza un vero ideale e che voler crescere troppo in fretta, in una zona emarginata quale quella della 167, espressione comune con cui si intende un'area destinata all'edilizia residenziale popolare. Il racconto non è indirizzato solo ad un pubblico di giovanissimi, ma anche a quella fetta di pubblico che ha superato da tempo l’età adolescenziale.
Toccata anche la tematica della disabilità come differenza che arricchisce, attraverso l’amore tra due dei protagonisti, tutti studenti divenuti attori e parte attiva per tre mesi, dell’intero progetto.
“Il linguaggio cinematografico è il migliore per veicolare messaggi e valori come quelli contenuti in Un Sogno di periferia - afferma Fabio Frisenda, regista, attore professionista e collante dell’intero progetto - Se 150 ragazzi sono stati attenti e hanno lavorato senza sosta per tre mesi vuol dire che è il progetto giusto come conferma ulteriormente il coinvolgimento di ben te ministeri beni culturali, cinema e istruzione. Abbiamo portato in scena il cinema verità, quello del neorealismo che funziona, vince e arriva dritto al cuore”.
“Parlare di periferie, riscatto, differenze e anche disabilità con fermezza ma senza turbare, offendere, calcare inutilmente la mano non è stato facile - dice Graziano Tramacere, lo sceneggiatore - Ma si è rivelato comunque un'avventura straordinaria, abbiamo lavorato in punta di piedi, anche perché dovevamo rendere appetibile la trama. Non possiamo svelare tutto ma è nata bellezza” .