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Lecce fantastico per un tempo, ma tre gol non bastano

Rocambolesco 4 a 3 per il Milan. Un tempo per parte: strepitoso il primo da parte dei padroni di casa che riescono a segnare tre reti. Ripresa tutta per gli ospiti: Boateng si scatena,Yepes sentenzia

LECCE - Qual è il vero Lecce? La squadra vista in un primo tempo memorabile o la sommatoria di giocatori che tornano in campo nel secondo per lasciarsi schiacciare dal Milan? L'enigma ha una sola risposta: entrambi. Come un orologio perfetto cui improvvisamente si rompe un meccanismo che ferma tutto il complesso congegno, l'undici di Di Francesco finisce di giocare al 4' della ripresa, quando Oddo - con un fair play ai limiti dell'autolesionismo - si attribuisce una deviazione che l'arbitro non ha visto. Dal calcio d'angolo nasce il primo dei quattro gol rossoneri che trasformano il sogno giallorosso, costruito su tre insperate ma esaltanti reti, in un incubo ad occhi aperti.

In questa epifania del bene e del male che si materializza al Via del Mare, c'è tutto lo spettro cromatico del Lecce. Dal verde speranza al nero che più nero non si può. Aggressivi, ordinati, rapidi e anche esteticamente apprezzabili per metà match, Giacomazzi e compagni lasciano testa, gambe e cuore negli spogliatoi per assistere, inermi, ad una militarizzazione della propria metà campo che in soli quindici minuti porta il Milan ad agguantare il pareggio. La mazzata finale arriva invece a sette minuti dal novantesimo, sugli sviluppi dell'ennesimo corner, generosamente concesso da una retroguardia impaurita: cross senza pretese, ma Mesbah - non avvisato da nessuno - accompagna di testa sul fondo.

Frustrazione e sconcerto da una parte, gioia e commozione dall'altra, per una vittoria dedicata a Marco Simoncelli, tifoso rossonero e amico di molti dei protagonisti in campo, morto tragicamente questa mattina nel Gp di Malesia.

Primo tempo: La partenza sprint del Lecce annichilisce un Milan confuso. Strepitoso triplice vantaggio.

L'abbrivio di gara da parte del Lecce è l'esatto contrario di quello assegnatogli dal copione di questo inizio di campionato. Al 4' Giacomazzi gira comodamente in rete una punizione di Grossmuller sulla trequarti, con la difesa milanista immobile. Sulle ali dell'entusiasmo matura un'altra opportunità ma il buon tiro di Obodo, defilato sul lato destro dell'area di rigore, trova la deviazione di Abbiati.

Il Milan è compassato nell'impostazione, con Ambrosini lontano dal ritmo partita, e svogliato davanti. Cassano e Ibrahimovic sembra facciano fatica a stare in piedi. Però due ghiotte occasioni per gli ospiti comunque arrivano, ed è normale che sia così. Al 15' Esposito pietrifica un pallone che lo svedese sta per spingere in rete, a tre metri dalla porta, mentre al 24' Benassi si oppone a Robinho sfuggito a Mesbah sul vertice sinistro dell'area piccola.

C'è molto più Lecce e si vede. Compatti nelle chiusure e corali nella ripartenze, i giallorossi mantengono le giuste distanze e riescono a trovare il raddoppio quando l'arbitro Peruzzo concede un rigore molto generoso a Corvia che va giù su un presunto contatto con Abbiati, dopo un'uscita approssimativa del portiere. Sul dischetto si presenta il milanista Oddo che realizza con sicurezza mandando in visibilio il pubblico di casa.

Gli ospiti trovano un'episodica reazione in un tiro di Cassano reso ancora più insidioso dal tocco di un difensore, ma Benassi vola appena sotto la traversa. Subito dopo la mezz'ora i salentini trovano la terza marcatura: l'azione sembra quella di sfondamento tipica del rugby. Pressing aggressivo in una situazione di sostanziale parità numerica, poi due contrasti vinti e una deviazione di Antonini che sembra tenere in gioco Grossmuller. L'uruguagio con un piatto destro sornione supera l'estremo rossonero. Roba da stropicciarsi gli occhi, senza precedenti negli annali.

Secondo tempo: Reazione d'orgoglio del Milan, show di Boateng e sigillo di Yepes. Abbiati spettatore.

Forse l'intervallo non è bastato a Di Francesco per le solite raccomandazioni del caso. Pensare di aver chiuso la gara è lecito, ma crederlo è da stupidi. L'avversario non ha bisogno di presentazioni e, se ti regala un tempo, è molto difficile che non provi a rimediare. Pensieri elementari che dovrebbero indurre i giallorossi a metterci tutto quello che resta loro da dare. Correre il doppio, aveva chiesto Di Francesco alla vigilia. Ma evidentemente è stato frainteso perché i giallorossi nella ripresa calano paurosamente, non contrastano con la necessaria cattiveria e si lasciano subito chiudere all'angolo da un Milan ritrovato dopo l'inserimento di Boateng per Robinho e di Aquilani per Ambrosini. Tutta un'altra squadra rispetto alla quale il tecnico di casa probabilmente tarda a escogitare contromisure efficaci.

L'impatto del ghanese sulla partita è come quello della bomba atomica. Cancella tutto quanto c'è stato prima. Dinamico, dirompente, tempestivo e in un quarto d'ora la tripletta è servita. Già pericoloso con un missile da 35 metri, disinnescato dall'ottimo Benassi, Boateng centra la porta leccese al 4', al 10' e al 18'. Nelle prime due occasioni completamente indisturbato può ricevere il passaggio, prendere la mira e scaricare tutta la sua rabbia, nell'ultima, più ravvicinata, trova l'insufficiente opposizione del portiere giallorosso che non riesce a fermare il pallone prima che oltrepassi la linea di porta. Sul fronte leccese c'è solo da registrare l'ingresso di Bertolacci per Grossmuller, e un'interessante giocata del giovane romano che avrebbe meritato miglior fortuna di una deviazione da parte di un avversario.

Gli ospiti sono padroni del campo assoluti e fioccano le occasioni per Ibrahimovic, Nocerino, e Cassano. La puzza di bruciato è così forte che alla fine Di Francesco si decide a mandare dentro un mediano, Giandonato, per Corvia. Il Milan, intorno al 25', attenua la sua propensione offensiva ma i padroni di casa non riescono comunque a uscire dal guscio delle proprie insicurezze. E il malinteso finale, con un angolo regalato, è la prova di una fragilità prima di tutto psicologica: dal calcio piazzato nasce un facile assist di Cassano per l'accorrente Yepes che, di testa, non ha difficoltà a battere per l'ultima volta l'incolpevole Benassi. Nei dieci minuti finali, compresi i tre di recupero, non può davvero succedere nulla di buono per il Lecce. Lo avesse giocato, il secondo tempo, forse staremmo raccontando di un'impresa.

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