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Lecce-Carpi, una battaglia da vincere con il cuore. Sul campo e sugli spalti

Finale di ritorno per la promozione in B: i giallorossi devono rimediare al goal subito nel match di andata. Vigilia carica di tensioni, ma con il sostegno del suo pubblico la squadra salentina può centrare l'obiettivo. A breve l'elenco dei convocati

LECCE – Il tempo delle parole sta per finire. Una stagione estenuante di ambizioni, recriminazioni, malumori, contraddizioni, volge al termine. E l’epilogo, comunque vada, sarà drammatico. Da un parte il Lecce e i diecimila circa che proveranno a spingerlo verso la vittoria, dall’altra il Carpi seguito da un manipolo di sostenitori.

Per quello che è il regolamento, dieci punti di vantaggio – quelli che i giallorossi hanno accumulato a fine campionato sugli emiliani - potrebbero non essere serviti a nulla. La Lega Pro è vero inferno, una palude melmosa dove la superficialità è un lusso letale. D’altra parte c’è la consapevolezza che negli scontri diretti, tre fino ad oggi, i biancorossi sono stati nettamente superiori, il peggior avversario che il Lecce potesse incontrare: due vittorie in casa, un pareggio al Via del Mare.

Ma quella di domani è una gara a parte, la prima e l’ultima senza appello: l’euforia liberatoria e la disperazione stanno lì, alla fine di una strada lunga 90 minuti più eventuali tempi supplementari, in fondo a un tunnel pieno di ansia e di pressioni. Per prima cosa, Giacomazzi e compagni dovranno provare a ristabilire la parità rispetto al goal subito al “Cabassi” di Carpi e già questo sarebbe determinante, se rimanesse invariato dopo l’extra-time.

Segnare alla squadra di Brini, tuttavia, è compito difficile: il collettivo è solido, la difesa arcigna e fisica, il morale alto. E, in più, l’esperienza dello scorso anno, quando la promozione sfuggì proprio in finale contro la Pro Vercelli, in una di quelle giornate che forgiano l’animo in maniera indelebile. Nonostante le dichiarazioni della vigilia su sponda modenese siano costruite ad arte, dipingendo il Lecce come la compagine favorita, è chiaro che le cose non stanno così.

Un’infermeria che pare un lazzaretto, una tensione strisciante che si fa fatica a contenere, il carico di aspettative di un ambiente che prima ha snobbato la categoria, illudendosi che per diritto di rango si trattasse di una perdita di tempo o,  al più, di una formalità, poi è scivolato in una schizofrenica agitazione da ansia da prestazione, mancando i due, tre passaggi fondamentali nel finale del campionato. No signori, al Lecce, domani, serve l’impresa. Realisticamente.

Con le gambe, con la testa, con il cuore. Ecco, soprattutto con il cuore. Un atto d’amore senza se e senza ma verso la maglia può fare la vera differenza, e il sostegno del pubblico la cornice nella quale incardinare una promozione che non vale meno delle precedenti, anzi. Questo serve, un’inaudita determinazione a centrare l’obiettivo, senza incrinature o tentennamenti. Il Lecce, pur ampiamente rimaneggiato, può farcela. Dentro o fuori, già si sente il ritmo della battaglia. 

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