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Buco e inchiesta per la farmacia comunale. E l’opposizione “chiede” le carte

Dopo la scoperta e le denunce per l'ammanco nelle casse della farmacia gestito da una società mista e la revoca da parte del sindaco del presidente del Consiglio d'amministrazione Spano avviata l'inchiesta. Mellone e l'opposizione "aspettano" gli atti

NARDO’ - Dalle verifiche contabili per gli ammanchi nelle casse della farmacia comunale alla resa dei conti anche in chiave politica e amministrativa. Viaggia su due binari paralleli la vicenda che ha tenuto banco in questi giorni in quel di Nardò e legata al clamoroso “buco”, tra gli 80 e 120mila, euro rilevato dalla lettura della relazione dei revisori dei conti il 20 gennaio scorso ai danni del bilancio in entrata della farmacia comunale di via della Costituzione gestita da una società mista pubblico-privata. Soldi che sarebbero stati incassati, mai poi non regolarmente versati presso il conto corrente dedicato attivo presso la Banca popolare pugliese. La vicenda ha avuto anche una svolta clamorosa con la confessione, resa in un’intervista alla Gazzetta del Mezzogiorno e con ammissione dei fatti anche al magistrato che ha avviato l’inchiesta (il pm Antonio De Donno), da parte dell’ex presidente del Consiglio di amministrazione della farmacia comunale neretina, Giuseppe Spano. Il candidato al Consiglio comunale e primo dei non eletti della civica Partecipa, assistito dal suo legale Tommaso Valente, ha già reso delle dichiarazioni spontanee al procuratore aggiunto Antonio De Donno ammettendo in buona sostanza di aver sottratto lui le somme mancanti dal bilancio della società mista e  legando la vicenda al suo dramma umano: quello della ludopatia e della dipendenza per il gioco delle lotterie istantanee gratta&vinci.

Una vicenda sulla quale si sono subito mobilitati i consiglieri dell’opposizione a Palazzo di città (Pippi Mellone, Mirella Bianco Oronzo Capoti, Cesare Dell'Angelo Custode e Sandro Presta) con un esposto-querela presentato ad inizio settimana presso la stazione locale dei carabinieri di via Rubichi. Contestualmente anche il sindaco Marcello Risi ha comunicato di aver presentato martedì mattina presso la Procura di Lecce, una denuncia-querela contro l’ex presidente della farmacia comunale, a seguito dei fatti che venerdì scorso avevano già portato “alla sua urgente revoca”. Al posto di Giuseppe Spano è stato nominato, in qualità di neo  presidente della farmacia comunale, il dottor Michele Onorato, mentre il sindaco ha dato mandato all’avvocato Giuseppe Bonsegna di tutelare gli interessi della farmacia e dei suoi soci (il Comune di Nardò e la società Neritofarma srl). L’inchiesta già avviata ha portato all’acquisizione di atti e relazioni finanziarie che serviranno per chiarire al meglio la situazione e verificare e delineare fatti, circostanze e responsabilità.

Al netto dell’inchiesta e del rispetto per il dramma personale vissuto dall’ex presidente del Consiglio di amministrazione, sul piano politico e amministrativo l’opposizione a palazzo Personè non intende abbassare la guardia. E per questo chiedono nuovamente di visionare gli atti sulla farmacia comunale già richiesti nei giorni scorsi, ma evidentemente non ancora resi noti, visto che i consiglieri Mellone, Capoti, Bianco, Dell'Angelo Custode e Presta sono tornati a sollecitare in tale senso l’amministrazione comunale. Anche perché sulla base di quella documentazione si dovrà svolgere la riunione e il confronto nella commissione di controllo e garanzia già convocata per la prossima settimana su input del presidente Mellone. “Nei giorni scorsi abbiamo richiesto a più riprese gli atti riguardanti la farmacia comunale” scrivono i consiglieri della minoranza neretina, “venerdì, 23 gennaio, prima che l'affaire scoppiasse, il consigliere Mellone ha richiesto i bilanci dell'unica partecipata del Comune di Nardò per gli anni 2012, 2013 e 2014.

Lunedì, dopo aver denunciato i fatti ai carabinieri, Mellone, a nome dell'intera opposizione, è tornato alla carica chiedendo il verbale della chiusura del trimestrale di cassa  del periodo 1 aprile-30 giugno 2014, da cui emergeva all'epoca un avanzo di cassa sproporzionato ed anomalo di 55mila euro, e la relazione dei revisori dei conti del 20 gennaio 2015.  Ebbene in sette giorni nulla è stato consegnato ai richiedenti” accusano i consiglieri, “nonostante la legge preveda il diritto di accesso agli atti in capo ai consiglieri comunali, anche qualora si tratti di società partecipate, come nel caso di specie, a maggior ragione se a richiederlo è il presidente di una commissione come quella di controllo e garanzia". Gli atti lo ricordiamo devono essere forniti, infatti, entro 72 ore. Se davvero è tutto in regola” concludono i consiglieri di opposizione, “se non c'è nulla da nascondere, se tutti hanno fatto il loro lavoro diligentemente, perché non si consegna la documentazione ai consiglieri richiedenti come previsto per legge?”

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