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Domenica, 28 Aprile 2024
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Trentadue vittime di violenza verso la rinascita con un percorso di lavoro

Si tratta di donne salentine che sono state inserite nel progetto R.I.Vi.Vi. tramite Arpal. Assunzione nel 60 per cento dei casi, ai quali si aggiunge un 10 per cento di colloqui in attesa di esito

LECCE - Sono trentadue le donne della provincia di Lecce vittime di violenza che sono state prese in carico da Arpal Puglia, nell’ambito del progetto R.I.Vi.Vi. (Riconquista dell’Indipendenza per le Vittime di Violenza), nato da appena un anno. Si tratta di un percorso tutelato e agevolato per la riconquista dell’indipendenza attraverso il lavoro. I dati sono stati presentati giovedì 23 novembre a Bari, nella sede della Regione Puglia di via Gentile, durante l’evento “Mind the (gender) gap” organizzato da Arpal Puglia in vista della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.

Trentadue, dunque, le donne che hanno scelto questo percorso, grazie anche all’interessamento dei Centri antiviolenza del territorio, in particolare, quello dei Cav “Malala” dell’Ambito territoriale sociale di Galatina e “Medihospes” degli Ambiti territoriali sociali di Nardò e Casarano. Le donne assistite, spiegano dall’Arpal, hanno un’età media che si aggira intorno ai 31 anni, con un’età minima di 19 anni e una massima di 58. Per quanto riguarda i titoli di studio, il 42 per cento di loro ha la licenza media, il 38,5 per cento ha un diploma e l’11,5 per cento la laurea.

I dati

L’80 per cento delle utenti seguite aveva già svolto uno o più lavori, ma nella gran parte dei casi è risultata disoccupata da più di un anno. Quasi tutte (92 per cento), a ogni modo, hanno dichiarato di voler cercare un impiego e di provare a farlo da più di dodici mesi. Non a caso, le utenti hanno sottoposto ai centri per l’impiego più di 50 candidature a offerte di lavoro: quasi una su tre ha riguardato il settore commercio, seguito dal turismo, poi dalla ristorazione, dai settori amministrativo e delle pulizie e, infine, da istruzione.

Le donne sono state supportate nella fase di candidatura, nella stesura dei curriculum vitae e nella preparazione dei colloqui con le aziende (più della metà ha sostenuto più colloqui di lavoro). L’esito è stato positivo nel 60 per cento dei casi, ai quali si aggiunge un 10 per cento di colloqui in attesa di esito. A oggi, sette utenti risultano impegnate in corsi di formazione, tre sono assunte a tempo determinato e una a tempo indeterminato, due svolgono tirocini formativi e altrettante hanno aperto una partita Iva per dedicarsi ad un lavoro autonomo.

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In 17 risultano ancora disoccupate o inoccupate. Non è un caso, secondo Arpal: nonostante i riscontri positivi ottenuti in sede di colloquio con le aziende, il 70 per cento delle utenti ha optato per la rinuncia al lavoro, evidenziando limitazioni legate agli orari e alle condizioni economiche offerte.

“Questa circostanza – rimarca Luigi Mazzei, dirigente dell’Unita operativa coordinamento servizi per l’impiego dell’ambito di Lecce dell’Arpal – sottolinea la necessità di riconsiderare la flessibilità degli orari e l’adeguatezza delle offerte economiche per favorire una partecipazione più inclusiva nel contesto lavorativo. In questo senso, Arpal Puglia mira ad acquisire dati aggiuntivi sulla gestione delle utenti e a valutare in quali condizioni soggettive il progetto mostri una maggiore efficacia in termini di coinvolgimento personale nella ricerca di lavoro e di perseveranza nell’obiettivo, valutando l’evoluzione di questi aspetti nel corso del tempo”.

Le testimonianze

Sull’argomento è stato anche realizzato un video (è visibile su YouTube) con alcune testimonianze di chi è stata inserite nel percorso R.I.Vi.Vi.. “Ero nel buio più totale quando mi sono avvicinata, e con timore, a questo percorso, perché si ha paura del giudizio degli altri quando per tanto tempo ti fanno credere di essere sbagliata”, inizia una donna, 56enne. Che così prosegue: “Io ho basato tutta la mia vita sull’indipendenza economica, ho cambiato molti lavori, ho avuto una mia attività per dieci anni e sono stata in grado di garantire una indipendenza anche ai miei figli, per dare loro ciò che in altre famiglie era considerato normale ma in casa mia no, poiché dovevamo concepirci solo come i fedeli sudditi di mio marito”.

“Ho appreso del progetto R.i.Vi.Vi. tramite l’Ambito sociale di Galatina – aggiunge –: sia presso il Centro antiviolenza che presso il Centro per l’impiego ho incontrato persone fantastiche, che mi hanno supportato tantissimo. È fondamentale che ci sia qualcuno che ti ascolti, ma soprattutto che ti dia non solo un consiglio teorico bensì una prospettiva di riscatto verso sé stessi attraverso il lavoro. Il centro per l’impiego ha preso in carico anche mio figlio, inserito nel giro di pochi giorni in un’azienda attraverso un tirocinio formativo. Sono veramente fiera di essere arrivata a fare questo percorso”.

Una delle testimonianze.

“Io ho subito violenza sia psicologica che fisica”. Ha raccontato un’altra utente, 58 anni. “Ciò mi ha portato a vivere una vita sbagliata. Solo dopo l’ennesimo episodio, ho deciso di mettere il punto. Ho conosciuto il progetto R.I.Vi.Vi tramite i servizi sociali. Sono stata, così, presa in carico dal centro per l’impiego, che mi ha reinserito nel mondo del lavoro. Ho espresso quello che veramente volevo fare, il sogno mio l’ho finalmente realizzato. Mi sono sentita valorizzata: nel centro per l’impiego mi hanno aperto un altro mondo, hanno evidenziato le mie capacità nascoste. Io non pensavo di farcela. Da molto tempo non sostenevo un colloquio di lavoro. E mi ha fatto un effetto bellissimo. Anche vedere che il centro per l’impiego si interessava a me, mi ha fatto sentire tutelata e io ero più predisposta ad andare a confrontarmi con le aziende. Continuate a lavorare in questo modo e parlate di questo servizio, perché c’è ancora gente che pensa che i Cpi siano quelli di una volta. Invece, mi hanno fatto esplodere un mondo. Io adesso volo”.

Come funziona il progetto

Il progetto interistituzionale R.I.Vi.Vi. è stato avviato da Arpal Puglia nell’Ambito di Lecce il 25 novembre 2022. Il progetto, ideato e coordinato da Barbara Rodio, specialista in mercato e servizi per il lavoro, ha portato alla creazione di un percorso dedicato e tutelato di accompagnamento al lavoro per le donne vittime di violenza prese in carico da Cav, case rifugio e Ambiti sociali e ha esteso la tutela anche ai figli conviventi con più di 16 anni di età e in condizione di disoccupazione, inoccupazione o in cerca di nuova occupazione.

Coordinato da Arpal Puglia, il progetto ha visto il coinvolgimento, già in fase di ideazione e stesura, di tutti i Centri antiviolenza operanti sul territorio: “Renata Fonte”, “Il Melograno-Medihospes”, “Dafne”, “Malala Yosafzai”; di Casa rifugio “Nazareth”; dei dieci Ambiti territoriali sociali e della consigliera di parità della Provincia di Lecce.

Il percorso si articola in vari incontri, dal colloquio conoscitivo alla stesura del bilancio di competenze e motivazione al lavoro. Un team specializzato segue tutto il percorso di presa in carico lavorativa, offrendo supporto anche in costanza di rapporto di lavoro e in vista di una nuova ricollocazione, ponendo allo stesso tempo particolare attenzione alla tutela della privacy delle donne e dei minori.

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