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Cronaca

Operazione “Game Over”, Briganti: “Sono stanco. Vorrei solo voltare pagina”

Ha rilasciato dichiarazioni spontanee davanti al giudice, il 52enne leccese per negare il suo coinvolgimento nel clan della Scu che porta il suo nome: “Ho già pagato. Ora desidererei pensare alla mia famiglia”

LECCE - Aveva assaporato la libertà solo da un paio di mesi e aveva trovato lavoro in una pizzeria a Lecce, ma ancora una volta la Procura continua a indicarlo come il capo indiscusso dell’omonimo clan della Scu nella nuova inchiesta denominata “Game Over”, sebbene stavolta non gli venga contestato il reato di associazione mafiosa, ma quello di traffico di droga.

Pasquale Briganti detto “Maurizio”, 52enne leccese, però non ci sta e nega un suo coinvolgimento nell’organizzazione impegnata nel traffico e nello spaccio di sostanze stupefacenti e nelle estorsioni a imprenditori e ambulanti, che porta il suo nome, e il cui cuore pulsante sarebbe la zona “Le vele”, nella 167 B del capoluogo.

“Sono stanco. Ho già pagato e vorrei riuscire a voltare pagina una volta per tutte, dedicarmi alla mia famiglia, ma il mio nome viene tirato in ballo ingiustamente”: questo il contenuto delle dichiarazioni spontanee rilasciate nell’interrogatorio di garanzia col giudice Marcello Rizzo, alla presenza dell’avvocata difensore Roberta Capodieci (in sostituzione del collega Antonio Savoia).

Insomma, l’indagato (già condannato quattro volte per associazione mafiosa con sentenze irrevocabili il 7 ottobre del 2000, il 7 marzo del 2006, il 22 luglio del 2016 e il 4 aprile del 2019 e di recente con la sentenza emessa in abbreviato l’11 giugno del 2021 nel maxi processo scaturito dall’operazione “Final Blow”), secondo la sua versione, si troverebbe in carcere da quattro giorni, da innocente.

Nella stessa giornata, hanno sostenuto l’interrogatorio di garanzia tutti gli altri destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita dagli agenti della squadra mobile.

Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere: Fabio Briganti, 50enne (assistito dall’avvocato Angelo Vetrugno); Daniele De Vergori, 22enne (con l’avvocata Mariangela Calò); il cognato di Maurizio Briganti, Sergio Marti, 48enne (difeso dall’avvocato Savoia); Aleandro Capone, 26enne (con gli avvocati Salvatore Rollo e Marco Caiaffa); Francesco Capone detto “Checco o Facciune”, 28enne, e Carlo Gaetani detto “Carletto” 37enne (con l’avvocato Giuseppe De Luca); Giuseppe Guido, 32enne (con l’avvocato Giuseppe Presicce); Nicola Pinto detto “Nico”, 34enne (difeso dagli avvocati De Luca e Ladislao Massari); Carlo Zecca, 33enne (con l’avvocato Savoia). Tutti residenti a Lecce, tranne Marti che risiede a Giorgilorio (Surbo).

Hanno invece risposto per negare ogni addebito: Gianluca Stella, detto “Luca o Ciotta”, 32enne (con l’avvocato Presicce) e Senad Amethovic, 29enne (assistito dagli avvocati Benedetto Scippa e Ladislao Massari). Quest’ultimo è accusato di aver detenuto e ceduto armi (tra cui cinque kalashnikov ed una mitraglietta) ai sodali del clan, e di tentata estorsione, poiché il 3 novembre del 2019, si sarebbe recato nel campo sosta Panareo pretendendo da due coniugi la restituzione della Porche del fratello lasciata come pegno per la mancata restituzione di un prestito di 10mila euro, ordinando, davanti al diniego della coppia, a uno dei due uomini insieme con lui (mai identificati), di aprire il fuoco: un proiettile raggiunse il finestrino della Smart delle vittime, l’altro il paraurti.

Ha invece confermato il contenuto delle intercettazioni in merito a due episodi di spaccio Giorgio Piccinno, 32enne di Maglie (difeso dall’avvocato Alberto Corvaglia).

Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, anche gli altri quattro ai domiciliari, con braccialetto elettronico: Nicolò Greco, 23enne, (con l’avvocato Giancarlo dei Lazzaretti); Domenico Persano detto “Mimmo”, 62enne (con l’avvocato De Luca); Enzo Quaranta, 36enne e Silvia Renna, 29enne (con l’avvocato Pantaleo Cannoletta). Tutti residenti a Lecce.

Nello stesso procedimento, restano indagati a piede libero: la convivente di Maurizio Briganti, Carmen Blago, 48enne; Nicolò Capone, detto “Nicolò piccolo”, 24enne; Maurizio Elia, 45enne; Nicola Greco, detto “Nico o zio Nicola”, 51enne; Giovanni Laera, 63enne; Giampiero Schipa, detto “Giampi”, 58enne; Daniele Sergi, 29enne; Simone Zimari, 32enne. Tutti di Lecce, tranne Laera, residente a Lizzanello e Sergi, residente a Corsano.

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