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Cronaca Minervino di Lecce

Accoltellò per strada la ex fidanzata, disposto il giudizio immediato

Inizierà il 16 settembre davanti alla Corte d’Assise di Lecce il processo nei riguardi di Salvatore Carfora, il 38enne di Torre Annunziata che il 1° febbraio scorso uccise a Specchia Gallone, a Minervino di Lecce, la 29enne Sonia Di Maggio

MINERVINO DI LECCE - Si aprirà il 16 settembre davanti alla Corte d’Assise di Lecce il processo nei riguardi di Salvatore Carfora, il 38enne di Torre Annunziata che il 1° febbraio scorso uccise per le strade di Specchia Gallone, a Minervino di Lecce, la ex fidanzata Sonia Di Maggio, di 29 anni, con almeno venticinque coltellate.

La data è stata fissata nel decreto di giudizio immediato (quindi senza il passaggio intermedio dell’udienza preliminare) dalla giudice Giulia Proto, la stessa che convalidò il fermo e applicò la misura di custodia cautelare in carcere nei riguardi dell’uomo. Questo lasciò Napoli per raggiungere il Salento, dove si era trasferita la vittima avendo intrapreso una relazione con un giovane del posto e che non voleva saperne più nulla di lui.

Durante l’interrogatorio col gip, Carfora dichiarò di aver fermato per strada Sonia e di aver perso le staffe dopo il suo rifiuto di riallacciare la relazione: racconto smentito dai testimoni, tra questi il nuovo convivente, con lei al momento dell’aggressione, che invece affermarono di averlo visto scendere dall’autobus per raggiungere la ragazza e scatenare contro di lei la lama del coltello, tenuto fino a quel momento nella cintola dei pantaloni, soprattutto in direzione della gola e del volto.

Nel fascicolo dell’inchiesta condotta dal pubblico ministero Alberto Santacatterina sono finiti numerosi sms di minacce in stile mafioso che il 38enne, con precedenti per rapina, lesione personale aggravata, furto con strappo, avrebbe indirizzato alla coppia: “Due morti che camminano”, “e meglio che rinuc a Sonia si no ti fac fa na brutta fin decid bene”; “nn sai contro chi ti 6 messo".

Carfora aveva conosciuto la 29enne di Rimini proprio nel giugno del 2020, subito dopo essere uscito dalla casa circondariale di Aversa, dove era finito per aver aggredito un parcheggiatore abusivo, e le si presentò con un’altra identità. Solo a distanza di tempo, la ragazza che nel frattempo era andata a vivere con lui, scoprì la verità, rovistando in un borsello.

Per il giudice Proto ad essere più sconvolgente fu la lucida freddezza dell’indagato nel raccontare l’omicidio: “(…) senza scomporsi, senza un’emozione, senza un minimo di pentimento. Le sue parole avevano come fine ultimo quello di evidenziare che Sonia “se l’era cercata”: era inaccettabile che fino al 27 dicembre erano stati insieme e che già due giorni dopo avesse un nuovo compagno, conosciuto a sua insaputa sui social; era inaccettabile che la donna non volesse stare più con lui, nonostante negli ultimi due mesi non l'avesse più percossa. Ed era normale per lui pretendere che la sua compagna non lavorasse perché, essendo una bella ragazza, gli uomini la guardavano. Sonia non doveva lavorare e non doveva uscire senza di lui, ma soprattutto non doveva permettersi di rifarsi una vita con un altro uomo”.

Nell’ordinanza di convalida, il giudice aveva rilevato  il rischio concreto che potesse "eliminare" anche il compagno: “E’ altamente probabile che, se lasciato in libertà, l’assassino possa uccidere anche il “rivale”, colui il quale, nella sua mente, l’avrebbe ostacolato nei numerosi tentativi di impossessarsi di quella che evidentemente considerava roba sua: e se non poteva essere sua, Sonia non doveva essere di nessun altro”:

Di tutto questo Carfora dovrà rispondere nel processo in cui sarà difeso dall’avvocato Cristiano Solinas e durante il quale i familiari della vittima, assistiti dall’avvocato Vincenzo Blandolino, potranno costituirsi parte civile.

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