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Martedì, 30 Aprile 2024
A Lecce e provincia

Il dipendente, l'amico, il commercialista. Imprenditore nella morsa di presunta estorsione

Due arresti e una sospensione dall’esercizio della libera professione nell’operazione scattata questa mattina e condotta dai finanzieri: le accuse sono di estorsione, tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, utilizzo indebito di carte di credito

LECCE – Un dipendente di una ditta in combutta con un pregiudicato, entrambi contigui a uno dei principali clan della Sacra Corona Unita, che tengono in scacco un imprenditore del settore nautico e gli fanno richieste estorsive; e poi il commercialista dell’azienda che, invece, di invitare la vittima a denunciare, d’accordo coi due estorsori, gli chiede di soddisfare le loro richieste.

È questo in sintesi il quadro che emerge nell’operazione condotta stamattina dai finanzieri del Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria del capoluogo salentino e che ha portato alle misure cautelari e interdittive nei confronti di tre soggetti: in particolare, in carcere è finito un pregiudicato, Luigi Patera, 56enne di Noha, frazione di Galatina, che si trovava peraltro già nella casa circondariale di Lecce perche solo pochi giorni fa si era reso protagonista di un'altra vicenda culminata con l'arresto; per il dipendente della ditta, Maurizio Blandini, 43enne di Seclì, che, al momento dell'arresto si trovava a Viareggio per ragioni di lavoro, sono stati disposti i domiciliari, mentre per il commercialista leccese 46enne, Antonio Rocco Conte, è scattata la sospensione dall’esercizio della libera professione.

Per i soggetti coinvolti l’accusa è quella di estorsione, tentata estorsione, aggravata dal metodo mafioso, indebito utilizzo di strumenti di pagamento diversi dai contanti in danno di alcuni imprenditori salentini. Ci sarebbero altre due persone indagate a piede libero.

Le misure cautelari personali e interdittive sono contenute nel provvedimento emesso dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Lecce ed eseguite questa mattina, come detto, dai militari della guardia di finanza.

L’indagine

Tutto è partito nel gennaio 2023 quando un imprenditore, operante nel settore nautico e vittima di presunti atti intimidatori, ha sporto denuncia. Dalle indagini sarebbe emerso che a compiere gli atti estorsivi sia stato un suo dipendente “infedele”, 43enne che, con l’aiuto di un amico 56enne pregiudicato e come lui vicino al clan “Coluccia”, avrebbe coltivato l’idea di mettersi in proprio e costituire una sua società, attirando a sé gli ordini. Per realizzare la propria società, di cui facevano parte anche i due figli, il dipendente, insieme all’amico pregiudicato, avrebbero iniziato le richieste di denaro all’imprenditore.

In un caso, le condotte contestate sembrerebbero essere state realizzate con la complicità del commercialista, tenutario delle scritture contabili della società della vittima. In buona sostanza, il professionista, secondo l’ipotesi accusatoria, consapevole e coinvolto nel disegno delittuoso, ha interpretato un ruolo di sostegno alle richieste estorsive, provando a convincere per quieto vivere l’imprenditore a cedere di volta in di volta alla richiesta di denaro.

Nel corso delle indagini, sarebbero state ricostruite dazioni di denaro per circa 18mila euro ed utilizzi indebiti con la carta di credito aziendale per ulteriori 7mila e 500 euro ai danni dello stesso imprenditore, nonché un’ulteriore presunta estorsione nei confronti di un altro imprenditore salentino (operante nel settore delle officine), costretto a dare 3mila euro, e due tentativi in danno di privati con pregressi debiti da onorare.

Tutte le condotte ipotizzate nei confronti delle persone indagate sarebbero state effettuate avvalendosi della forza di intimidazione derivante dalla nota appartenenza e/o vicinanza alla “Sacra Corona Unita” ed in particolare, come detto, al “clan Coluccia”. Blandini è difeso dall'avvocato Raffaele Di Staso, mentre il legale di Patera è Luigi Greco. 

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