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Cronaca

Presi nel parcheggio del “Vito Fazzi”. E da una pen-drive spunta una pista

Tre brindisini sono stati pedinati fin nel perimetro dell'ospedale e fermati durante un furto. Nella loro vettura trovato il dispositivo che ha permesso di risalire al proprietario di una casa svaligiata. Le indagini proseguono

LECCE – Tre brindisini sono finiti in manette, ieri, perché sorpresi mentre stavano provando a rubare un’auto dal parcheggio dell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce. Si tratta di Teodoro Valenti, del 1973, di Francesco Balestra, classe ’81 e di Gianluca Calabrese, 37enne. A bordo di una Daewoo Lanos, sono stati pedinati da una vettura civetta dei carabinieri fino al nosocomio. I militari, poco prima, li avevano intercettati nell’ambito di un servizio di pattugliamento e invece di procedere al controllo, hanno deciso di pedinare i sospetti: i carabinieri hanno dunque seguito la Lanos vagare senza apparente destinazione per le strade della città, spingendosi anche in zone periferiche.

Entrati nel perimetro della struttura ospedaliera, dopo aver parcheggiato l’auto, i tre si sono diretti verso una Fiat. Valenti si è introdotto all’interno e si è chinato, evidentemente per provare a far partire il mezzo, armeggiando sotto il cruscotto. In quel momento i carabinieri sono intervenuti e uno dei tre, Valenti, si è dato alla fuga tagliando per i prati circostanti per poi saltare dentro un fossato. Inseguito, è stato fermato da una pattuglia del nucleo radiomobile, intanto sopraggiunto insieme al personale dell’istituto di vigilanza “La Velialpol” che ha collaborato alle ricerche. I successivi controlli effettuati presso il comando provinciale dell’Arma hanno consentito di comprendere il motivo della disperata fuga: l’uomo era un sorvegliato speciale sottoposto all’obbligo di soggiorno e ad una serie di divieti la cui violazione comporta di per sé la misura dell’arresto.

La perquisizione della vettura sulla quale viaggiavano i tre ha permesso di recuperare materiale elettronico – fax, stampanti, navigatori satellitari, probabilmente appena rubati – e tutto l’occorrente per il furto di auto: dal cavo per l’accensione ai cacciaviti e alle tenaglie. Ma a destare la maggiore curiosità è stata un pen-drive: all’interno i militari hanno trovato un documento di testo con i dati anagrafici e il numero di telefono di un cittadino leccese. Contattandolo, è stato possibile accertare che si trattava del proprietario di un’abitazione svaligiata qualche giorno addietro e ciò ha permesso di contestare ai tre almeno la ricettazione del dispositivo di archiviazione dati.

I carabinieri ora stanno verificando tutta una serie di furti in appartamento. Tra gli episodi sotto la lente di ingrandimento, anche quello del 9 novembre in via Vecchia Frigole: intorno alle 19.30 di quel giorno, una pattuglia dei carabinieri – che erano stati allertati da una segnalazione – intimò l’alt al conducente di un’Alfa 156 che invece di fermarsi, attuò una manovra temeraria, urtando senza esitazioni l’auto dei militari (che dovettero ricorrere alle cure dei sanitari) per poi dileguarsi, non prima, però, che venisse preso il numero della targa. 

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