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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca Carmiano

Estorsione da 134mila euro a un imprenditore, l'arrestato lascia il carcere

Il tribunale del Riesame ha restituito la libertà al 47enne di Carmiano arrestato lo scorso gennaio con l'accusa di aver vessato per sette anni, con continue richieste di denaro, un uomo impegnato nel settore delle onoranze funebri e un suo collaboratore

CARMIANO - Ha lasciato il carcere di "Borgo San Nicola", Toni Saponaro, il 47enne di Carmiano arrestato lo scorso gennaio con l’accusa di aver estorto, in più occasioni, a partire dal 2016, la somma complessiva di  circa 134mila euro a un imprenditore impegnato nel settore delle onoranze funebri, e a un suo collaboratore.

A restituirgli la libertà è stato ieri il tribunale del Riesame composto dal presidente Carlo Cazzella e dalle giudici Simona Panzera e Maria Pia Verderosa, su sollecitazione dell’avvocata Valeria Corrado e dell’avvocato Cosimo D’Agostino.

Le motivazioni del dispositivo non sono ancora note, quindi non è dato sapere se la decisione sia frutto di questioni di natura tecnica o piuttosto di merito.

Certo è che l’indagato ha sempre respinto gli addebiti.

All’indomani del suo arresto, durante l’interrogatorio con la giudice Valeria Fedele, spiegò che i soldi ricevuti fossero frutto di un accordo legato all’attività svolta senza un contratto di lavoro ufficiale come referente sul territorio.

Stando invece alla ricostruzione accusatoria, dopo un breve periodo di impiego presso l’impresa, il 47enne avrebbe chiesto al titolare un prestito di 1.600 euro,  e una volta ottenuta la somma non solo non l’avrebbe più restituita, ma avrebbe addirittura preteso gli venisse versata la stessa cifra mensilmente in cambio del "fastidio" dei  servizi svolti in nero.

Oltre che con messaggi su whatsapp (che risultano allegati alla denuncia), in altre circostanze Saponaro avrebbe usato videochiamate nel corso delle quali, per essere più incisivo, si sarebbe accarezzato il volto con una pistola, oppure avrebbe mostrato l’arma nascosta nella cintura dei pantaloni o ancora la mitraglietta custodita nella sua autovettura.

Consapevoli dello spessore criminale del 47enne, già gravato da precedenti penali, per timore, i malcapitati avrebbero assecondato a lungo le richieste, ma alla fine trovarono il coraggio - prima l’impiegato e a seguire il datore di lavoro - di chiedere aiuto alle forze dell’ordine.

Ad ammanettarlo, subito dopo la consegna del denaro, furono i carabinieri ai quali si erano rivolti i due malcapitati esasperati dalle intimidazioni divenute oramai sempre più violente. L’ultima sarebbe stata quella di piazzare una bomba in casa dell’imprenditore se non gli fossero stati consegnati 100 euro. Solo che in questo caso, subito dopo essersi infilato in tasta la banconota, si trovò di fronte i militari. 

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