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Cronaca

Frode fiscale e raggiri nei centri per migranti: in sette davanti al giudice

Dopo l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare, oggi si sono svolti gli interrogatori. In cinque si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, mentre due hanno negato gli addebiti

SANTA CESAREA TERME – Si sono tenuti questa mattina gli interrogatori di garanzia scaturiti dall’inchiesta su presunti raggiri commessi per ottenere contributi nei Centri di accoglienza straordinari per migranti e altre frodi fiscali che cinque giorni fa è sfociata in un arresto ai domiciliari e in sei misure di divieto di esercitare l’attività per un anno.

Hanno taciuto tutti dinanzi al giudice Marcello Rizzo, eccetto due: gli imprenditori Cosimo Serino, 56enne  di Laterza, nel Tarantino, e Fernando Margilio, 63enne di Squinzano.

In particolare, il primo, assistito dall’avvocato Pantaleo Cannoletta, ha negato gli addebiti, spiegando di essere all’oscuro dell’origine di quelle tre fatture legate all’acquisto di pneumatici trovate durante le perquisizioni a carico di altri indagati che riportavano come numero di partita iva proprio quello della sua azienda. All’esito del confronto, il legale ha chiesto la revoca della misura interdittiva, rispetto alla quale nelle prossime ore il pubblico ministero Massimiliano Carducci – il magistrato che ha svolto le indagini con la guardia di finanza di Otranto - esprimerà il proprio parere; poi la decisione spetterà al gip.

Anche Margilio, difeso dall’avvocato Francesco Maria De Giorgi, ha risposto alle domande del giudice nel tentativo di dimostrare la correttezza del proprio operato.

Quanto agli altri, hanno preferito avvalersi della facoltà di non rispondere, su suggerimento dei difensori che attendono di poter visionare tutte le carte dell’inchiesta: Giuseppe Mazzotta, 54enne di Trepuzzi, finito ai domiciliari, ritenuto il procacciatore di fatture false, assistito dall’avvocato Samuele Leo; Guido Cozza, 60enne di Santa Cesarea Terme, con l’avvocato Amilcare Tana, e il fratello Italo, finanziere 51enne di Santa Cesarea Terme, con l’avvocato Francesco Calabro, accusato di aver divulgato informazioni riservate; Gabriele Solombrino, 41enne originario di Copertino, con l’avvocato Luigi Rella; Fernando Toraldo, 72enne nato a Lizzanello, con l’avvocato Massimo Gabrieli Tommasi.

Le accuse ipotizzate a vario titolo nel procedimento, che interessa gli anni dal 2018 al 2020, sono: frode in pubbliche forniture, rivelazione di segreto d’ufficio, accessi illegali alle informazioni delle banche dati, truffa, utilizzo ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.

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