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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Mancato aggiornamento oneri urbanizzazione, braccio di ferro fra tecnici e Comuni

Dopo l'operazione "Polis" della finanza, la Corte dei conti invia le notifiche. Contestato danno di 32 milioni di euro. Ma i dirigenti si ribellano. Chiamando in causa i Comuni stessi. Forti di una sentenza del Tar e di una legge

 

LECCE – All’orizzonte si preannuncia già un braccio di ferro. Una sorta di lotta intestina fra organi politici a capo delle amministrazioni e tecnici comunali. Insomma, non si definirà a breve la vicenda che verte sul mancato aggiornamento degli oneri d’urbanizzazione e dei costi di costruzione, che, secondo indagini dei militari della guardia di finanza del nucleo di polizia tributaria di Lecce, ha portato ad un danno erariale di 32 milioni di euro, con contestazioni a vario titolo rivolte praticamente a tutti i 97 Comuni della provincia.

La vicenda è emersa a fine settembre, nell’ambito della chiusura dell’operazione “Polis”, iniziata nell’aprile del 2011, e condotta dai finanzieri. Ovvero, secondo le “fiamme gialle”, nessuno dei Comuni del Salento leccese avrebbe proceduto, entro i termini di legge, agli aggiornamenti. Diversi Comuni, inoltre, sarebbero fermi con l'ultimo aggiornamento degli oneri di urbanizzazione agli anni Ottanta o ai primi anni Novanta, avendoli adeguati solo dopo un ventennio. E sebbene vi siano stati, comunque, Comuni che hanno proceduto ai dovuti adeguamenti entro i termini di legge previsti, tuttavia, i finanzieri leccesi hanno constatato che tutti, indistintamente, avrebbero omesso di aggiornare il costo di costruzione, o comunque, lo avrebbero fatto in modo errato.

L'entità del danno accertato in capo ad ogni singolo Comune varia da un massimo di 6,6 milioni di euro ad un minimo di poco più di 2 mila euro, con un media di oltre 330 mila euro per Comune.

L’iniziativa è stata proprio della Procura della Corte dei conti che, sulla scia di pronunce di altre Corti, ha dato input all’inchiesta. Con diffida e atti di messa in mora notificati in questi giorni a tutti i dirigenti che si sono succeduti in varie epoche nella responsabilità degli uffici tecnici comunali. Le richieste raggiungono anche centinaia di migliaia di euro. Per questa vicenda, nello specifico, sono stati segnalati 197 fra dirigenti e tecnici.

Ma loro non ci stanno e una nutrita schiera, una cinquantina, ha dato mandato allo studio legale Quinto di Lecce per le controdeduzioni in materia. Questo perché, sulla scorta dell’inchiesta, i Comuni hanno messo in mora proprio i loro tecnici, chiedendo di versare ingenti somme a titolo di mancato aggiornamento degli oneri d’urbanizzazione e del costo di costruzione.

Picche”, hanno replicato molti fra loro. Respingendo ogni addebito, compresa, in alcuni casi, la pretesa di un rimborso immediato, chiamando alla loro responsabilità proprio gli organi politici.

I tecnici, infatti, hanno invitato gli amministratori a convocare i Consigli comunali per deliberare sui contributi di costruzione. La competenza, asseriscono, è proprio dei Consigli comunali. Richiamando anche una sentenza del Tar di Lecce e la normativa vigente.

Secondo quanto riferito dall’avvocato Pietro Quinto, che segue la causa in prima persona, i tecnici si sono spinti oltre: “L’organo politico – hanno scritto ai loro Comuni - è chiamato a decidere cosa fare, e cioè se determinarsi retroattivamente per l’aggiornamento degli oneri e del costo dando direttive ai tecnici per il recupero delle differenze oppure fare applicazione di una legge di fine 2008 che aveva ad oggetto il blocco delle tariffe e dei contributi”.

Spiega Quinto: “Il governo dell’epoca, al fine di adottare misure per il sostegno alle famiglie, aveva sospeso l’efficacia delle norme statali che obbligavano gli organi dello Stato ad adeguare diritti, contributi e tariffe a carico di persone fisiche o persone giuridiche in relazione al tasso di inflazione ovvero ad altri meccanismi automatici”.

“Quel decreto legge, poi convertito – prosegue -, ha avuto validità ed efficacia per il triennio 2009/2011 e consentiva anche agli enti territoriali, e quindi anche ai Comuni, di avvalersi di quel blocco. In effetti – evidenzia ancora il legale - la facoltà riconosciuta da quella legge non risulta essere stata adeguatamente valutata dalle amministrazioni comunali, che hanno preferito il silenzio rispetto ad una determinazione motivata, che avrebbe, forse, evitato il procedimento che si accinge ad intraprendere la Corte dei conti per un presunto danno erariale a carico dei bilanci comunali”.

E allora, ecco che i tecnici restituiscono la patata bollente ai loro enti, chiamandoli ad assumere decisioni che hanno un pesante riflesso sulle casse delle amministrazioni locali. E, inevitabilmente, sulle tasche dei cittadini.

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