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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Miggiano

Rsa “Don Tonino Bello”, occhi puntati su di un presunto raggiro da sei zeri

Vittime sarebbero Regione, che ha erogato un finanziamento da 600mila euro, ed ex socia, che lamenta di averci rimesso 346mila euro. Indagati in quattro, più la società della Opere San Pio srl

MIGGIANO – Occhi della Procura di Lecce puntati su un presunto raggiro da sei zeri nel basso Salento. Nelle scorse settimane, infatti, si sono chiuse le indagini preliminari a carico di amministratori, soci e consulente contabile della Opere San Pio srl, che gestisce la residenza socio assistenziale “Don Tonino Bello” di Miggiano.

Si tratta di Giorgio Antonio Falco, 47enne di Ruffano e Maria Antonella Puce, 53enne di Nociglia (entrambi nelle vesti di amministratori della Opere Pie srl), più Oreste Cerfeda, 55enne di Cursi (legale rappresentante della società cooperativa Casa arl e dell’associazione temporanea di scopo Aurora 2, quest’ultima costituita fra la Opere San Pio e la Casa) e Fabrizio Viva, 43enne di Ruffano (addetto alla contabilità della Opere Pie srl). A questi, va aggiunta la stessa Opere San Pio come ente indagato.

Le ipotesi di reato, in un fascicolo in mano al pubblico ministero Maria Grazia Anastasia, consistono in false comunicazioni sociali e truffa ai danni della Regione Puglia con lo scopo di conseguire un finanziamento da 600mila euro tramite il quale è stata realizzata la struttura. Non solo. Di mezzo, come possibile vittima, c’è anche un’ex socia, 51enne, che s’è già costituita parte civile in un altro processo penale al momento pendente contro Falco, Puce e Cerfeda (le indagini furono condotte dalla guardia di finanza), sempre per contestazioni inerenti false comunicazioni sociali e impedito controllo.

Questo sarebbe stato, in estrema sintesi, il meccanismo alla base: escludere completamente la società Opere San Pio srl dalla gestione della struttura, pur risultando la principale destinataria del finanziamento pubblico, relegandosi a mera società di comodo immobiliare in perdita sistemica e quindi in violazione del bando regionale. Una condotta, questa, per la quale l’ex socia sarebbe stata costretta a recedere dalla società, per non rendersi compartecipe, rimettendoci in questo modo il proprio investimento, pari a 346mila euro.

Questo secondo procedimento, dunque, si cumula al processo al momento già in corso (la prossima udienza è stata fissata per il 28 giugno) in cui sono contestate, come detto, le condotte di impedito controllo e false comunicazioni sociali per gli anni 2016 e 2017. La nuova indagine, invece, verte sui bilanci degli anni 2018 e 2019, oltre che sulla presunta truffa ai danni di Regione Puglia ed ex socia. Una delle novità sostanziali, rispetto al primo procedimenti, risiede nel fatto che questa volta risulti sottoposta a indagini anche la società Opere San Pio.

L’ex socia è difesa dall’avvocato Giancarlo Sparascio che peraltro, l’estate scorsa aveva inoltrato diffide al Comune di Miggiano sulla gestione della struttura in assenza del titolo. Ne era derivata la revoca dell’autorizzazione al funzionamento, poi sostituita con una nuova concessione.

Gli indagati si proclamano innocenti e i loro difensori, gli avvocati Giuseppe e Michele Bonsegna e Marcello Urso, sono fiduciosi del fatto che il prezioso contraddittorio che si instaurerà in questa fase potrà condurre lo stesso pm, raccolte le evidenze già emerse procedimentalmente in un altro accertamento, a rivedere l’impianto accusatorio.

"Le parti tutte e la società hanno sempre operato e continuano ad operare nel rispetto scrupoloso delle norme autorizzative e di legge, che hanno consentito nel tempo di creare una realtà imprenditoriale seria e a stretto contatto con la collettività", hanno dichiarato i legali.
 

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