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Cronaca Nardò

Calcio & campanili: comunicato di fuoco, ma fu critica non diffamazione

L'autore di un articolo, ex tesserato del Gallipoli, aveva denunciato la dirigenza del Nardò e un paio di tifosi per una vigorosa replica della società granata. Procedimento archiviato

NARDO'  – Italico costume. Campanilismo, passione e spirito critico, spesso feroce e colorito nei termini, sono alcune delle basi che caratterizzano il dibattito in ambito sportivo. Dibattito che, qualche volta, abbandona i salotti televisivi e le bacheche social, per trasferirsi nelle aule di tribunale.

Proprio come in questa vicenda, in cui, nelle vesti di redattore di un articolo apparso qualche anno addietro sul portale TuttoserieD.com, Marco Piccinni si era sentito offeso da un comunicato stampa di risposta, piuttosto risentito, del Nardò Calcio. Tanto da denunciare alla Procura di Lecce l’intera dirigenza granata e un paio di tifosi che avevano avallato i contenuti di quel comunicato (avevano risposto a loro volta all’autore dell’articolo, sulla pagina Facebook del club calcistico), e far aprire un procedimento che, però, il giudice per le indagini preliminari Simona Panzera ha chiuso con un’archiviazione, come sollecitato dal pubblico ministero, dopo l’opposizione presentata dal legale di Piccinni, l’avvocato Luigi Corvaglia. Insomma, uno 0 a 0 che suona, però, più come una vittoria del Nardò. E, soprattutto, del principio di diritto di critica.

Sulla graticola erano finiti il presidente Salvatore Donadei, l’amministratore unico Alessio Antico e altri, salvo poi lo stesso Antico, in una memoria difensiva, sollevare tutti da ogni eventuale responsabilità, spiegando di essere stato unico e solo autore di quel comunicato. E in ogni caso, alla fine anche la sua posizione è stata archiviata, visto che per il giudice non si è configurata diffamazione.

Campanilismo, passione e spirito critico, si diceva. E in questa storia, compaiono tutti e tre gli elementi. Nel suo articolo risalente al 14 agosto del 2018, apparso TuttoserieD.com, Piccinni si era soffermato sulle difficoltà economiche e organizzative di quei roventi giorni estivi in casa granata, sostenendo che tutto ciò sarebbe stato all’origine di una campagna acquisti fallimentare, così come dell’addio di allenatore e alcuni validi calciatori.

In casa Nardò, dove la tensione si tagliava già sul filo, quell’articolo non era sceso proprio giù e così Antico redasse una nota stampa di replica, con toni, bisogna comunque dire, non proprio tipici di una comunicazione ufficiale, viste alcune espressioni usate per contestare l’articolo.

Probabilmente fu propri l’incipit a infastidire in modo particolare Piccinni. Il comunicato, infatti, prima di scendere nei dettagli e rispondere punto per punto alle osservazioni, esordiva così: “L’A.C. Nardò risponde sdegnata alle castronerie e alle fake news  pubblicate in rete dal sito tuttoseried, a firma di tal Marco Piccinni, la cui attendibilità nello scrivere è valutabile dai suoi trascorsi come tesserato del Gallipoli calcio come da foto riveniente dal web, che infanga il buon nome della società e, tra le altre cose, mette online pseudo notizie senza avere nemmeno il buon gusto di approfondire e accertarsi con noi parte in causa. Sdegno e rabbia per vere e proprie stoltezze frutto di fantasia spicciola del caldo ferragostano”. Pubblicato sia sulla bacheca Facebook, sia sulla pagina web ufficiale del Nardò, si può ancora leggere per intero.  

Certo è che, sui social, si scatenarono anche diversi tifosi, due dei quali, difesi nel procedimento dall’avvocato Raffaele Benfatto (il Nardò Calcio, invece, era rappresentato da Giuseppe Corleto) usarono un “linguaggio gergale”, come riporta il giudice, ma con parole comunque “strettamente correlate ai fatti oggetto del comunicato stampa, peraltro avendo il chiaro fine di offrire solidarietà e supporto morale” alla società. Uno di loro si spinse un po’ oltre, con messaggi più pesanti rivolti in privato a Piccinni. Ma, proprio perché non pubblici, manca il “requisito strutturale del reato di diffamazione”. Quindi, archiviazione anche per loro.

Tornando alla società granata e, in particolare, alla posizione di Antico, il giudice Panzera ha rilevato come noto che il diritto di critica si possa esercitare entro “i limiti della veridicità dei fatti, della pertinenza delle argomentazioni e della continenza espressiva”. Elementi che in questo caso ha pienamente riscontrato. Veri, infatti, sono i trascorsi di Piccinni nel Gallipoli Calcio, vi era in quei giorni il requisito del pubblico interesse nella divulgazione di quel comunicato e, circa la continenza espressiva, “essa - dovendosi valutare secondo i parametri propri della critica di costume - non è incompatibile con l’uso di termini che, pure oggettivamente offensivi, siano necessari e funzionali alla costruzione del giudizio critico”, scrive nell’atto di archiviazione.

Considerando le oggettive difficoltà che stava attraversando il Nardò in quella fase storica, “pur sferzanti e biasimevoli, tuttavia le espressioni impiegate non risultano idonee a ledere diritti fondamentali del Piccini ma, al contrario, proporzionati alla finalità di disapprovazione perseguita mediante la pubblicazione dello stesso comunicato stampa, che costituiva reazione alla potenziale compromissione, ad opera dell’articolo avversato, della fase di trattative contrattuali”, argomenta il giudice. In fin dei conti, è stata “una terminologia certamente colorita, ma non denigratoria o umiliante” verso “qualità morali, fisiche e intellettive dell’autore dell’articolo”, ma per “esprimere un consentito giudizio di disapprovazione dell’operato professionale”.

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