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Cronaca

"Posti di blocco" e presidi, così gli ambientalisti aspettano l'arrivo delle motoseghe

Tra Veglie e Monteruga, dove ci sono diversi terreni interessati dalle eradicazioni, i manifestanti si sono divisi per gruppi cercando di controllare i movimenti degli agenti della forestale, giunti sul posto con poche auto

VEGLIE - Il secondo giorno della campagna di eradicazioni degli ulivi infetti da Xylella è iniziata con apparente serenità, esattamente come la prima e si avvia al tramonto con la consapevolezza che, almeno per oggi, le eradicazioni sono state fermate.

In contrada Santa Venia, tra Veglie e la località oramai fantasma di Monteruga, sin dalle prime ore del mattino gli ambientalisti si sono dislocati in diversi punti, nella speranza di prevenire l'arrivo del personale dell'Arif e del corpo forestale dello Stato. Ma in realtà solo due auto di servizio hanno fatto capolino in uno dei fondi interessati dagli abbattimenti, che sono stati notificati nei giorni scorsi con la raccomandazione per i proprietari di farsi trovare nel giorno convenuto, ovvero oggi. Ci sono anche gli ispettori del Consorzio di difesa delle produzioni intensive di Lecce per effettuare dei campionamenti sulle piante che si trovano in un raggio di 200 metri da quelle infette dal batterio della Xylella fastidiosa.

E' una zona agricola molto vasta quella dove si è spostato il raggio di azione del piano operativo e la sensazione dei manifestanti è che, proprio come ieri, sia in atto un diversivo per tenere lontane le proteste nel momento in cui entreranno in azione le motoseghe. Con telefonate e piccoli inseguimenti hanno cercato quindi di costruire una tela attorno ai movimenti delle pattuglie della forestale. Le ore successive hanno dimostrato che la mobilitazione è servita: il commissario straordinario, Giuseppe Silletti, è intenzionato a cambiare strategia per portare a termine il piano di eradicazioni nel massimo riserbo evitando problemi di ordine pubblico.

Intanto nei campi, agricoltori e proprietari guardano perplessi gli alberi condannati. Nino, che tra gli ulivi ci è cresciuto, è convinto che ricorrendo alle buone pratiche agricole sia possibile consentire alle piante di riprendersi. Mostra i germogli di un rametto pur avviato a disseccamento e spiega che la "pianta non respira", che cioè non riesce ad alimentare il fabbisogno di rami e rametti cresciuti senza criterio a causa della mancata potatura. Dovrebbe essere fatta ogni quattro cinque anni, ma spesso trascorre più del doppio del tempo. Ed è questo un fattore che certamente favorisce la vulnerabilità della pianta.

Veglie: forestali e ambientalisti

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