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Domenica, 28 Aprile 2024
Il sequestro nel febbraio 2021

A processo per la contraffazione di 535 capi. E la Juve si costituisce parte civile

È quanto accaduto nel processo iniziato ieri davanti al giudice D’Ambrosio: un 65enne salentino, sorpreso dai finanzieri, rischia una pena fino a tre anni

LECCE - Dovrà rispondere della contraffazione di marchi e di introduzione di segni falsi nello Stato il 65enne di Presicce/Acquarica del Capo, finito a processo, dopo che lo scorso 23 febbraio 2021, la Guardia di Finanza ha fatto irruzione nella sua attività commerciale, rinvenendo 535 capi di abbigliamento (felpe, maglie, giubbini, pantaloni) con false griffe.

L’uomo, difeso dagli avvocati Paolo Pepe e Federico Martella, ha affrontato ieri davanti al giudice, Edoardo D’Ambrosio, la prima udienza del processo a suo carico, dove dovrà rispondere dei reati contestati e potrebbe rischiare una pena fino a tre anni. Il processo è stato rinviato a maggio per l’attività istruttoria.

Ma la curiosità che è arrivata nelle scorse ore è che tra i marchi “contraffatti”, c’è una società che si è costituita parte civile, ovvero la Juventus, rappresentata dall’avvocato Francesca Fuso: sarebbero poco più di un centinaio le felpe che recherebbero il logo falso della “Vecchia Signora”, in questi giorni, tornata nell’occhio del ciclone e al centro delle cronache per l’inchiesta “Prisma” di Torino, relativa ai bilanci della società e alla cosiddetta “manovra stipendi” in fase Covid, e, proprio ieri, interessata dalla richiesta di revocazione della sentenza sul caso plusvalenze (insieme ad altri club) con cui la Corte d’Appello della Figc l’aveva assolta da parte della Procura Federale.

I pm, insomma, accusano la società bianconera di aver in qualche modo “contraffatto” i bilanci in meccanismi contabili, su cui si prova a fare chiarezza e che, per il momento, hanno portato ad indagare gli ex vertici per manipolazione del mercato, false comunicazioni sociali di società quotata in Borsa, emissione di fatture falso e ostacolo dell'esercizio delle funzioni dell'Autorità di Vigilanza, e, allo stesso tempo, il gip, però, nel suo dispositivo, a ridimensionare la questione plusvalenze, continuando a rimarcare invece la problematicità della manovra stipendi.

E, pertanto, qualcuno troverà terreno per facili ironie sul fatto che la Juve, tra i marchi “danneggiati” in questa vicenda, sia l’unica ad aver scelto, visto il momento mediatico, di costituirsi parte civile: una decisione (legittima, ndr), che probabilmente nasce su azioni “a campione” da parte delle società calcistiche e non solo, visto che sono sicuramente numerosi i casi di contraffazione (di maglie e di prodotti ufficiali) segnalati nel corso dell’anno. E, a voler essere puntigliosi, basterebbe uscire in un qualsiasi mercatino rionale, per trovare in questo medesimo istante merce “contraffatta”.

Fatto sta che, se solitamente una delle domande ricorrenti sui media nei casi giudiziari che riguardano la società bianconera, sia "Cosa rischia la Juve?" (diventato peraltro un claim social capace di ispirare magliette e gadget), in questo caso di specie, la domanda potrebbe essere rovesciata in "Cosa rischia l'imputato salentino?". Oltre a dover rispondere dei reati contestati, se il giudice lo riterrà, potrebbe essere costretto a risarcire la società bianconera.

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