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Cronaca

Richiesti venti mesi di carcere per Vendola: “Favorì un primario”

Un anno e otto mesi di reclusione per abuso d'ufficio è la richiesta presentata dai pm a carico del governatore e della coimputata Lea Cosentino. Il commento: "Se il 31 ottobre mi condannano, mi ritiro dalla vita pubblica"

BARI – Venti mesi, ossia un anno e otto mesi di reclusione: è questa la richiesta che i pm baresi, Desirèe Digeronimo, Francesco Bretone e Lino Bruno, hanno presentato a carico del governatore, Nichi Vendola, nel processo sulla gestione della sanità in Puglia. Il presidente della giunta regionale è accusato dalla Procura di Bari di aver favorito un primario nel concorso per la direzione di chirurgia toracica all’ospedale San Paolo, vinto dal professor Paolo Sardelli.

Vendola come Lea Cosentino: è questo, infatti, il quadro che l’accusa ha raffigurato, chiedendo per “Lady Asl”, l’ex manager dell’Asl barese, la stessa pena proposta per il presidente della regione, essendo coimputata nel processo con la medesima accusa di abuso d’ufficio. L'udienza del processo, celebrato con la formula del rito abbreviato, si è svolta a porte chiuse davanti al gup Susanna De Felice, che dovrà decidere se ammettere ulteriori atti, depositati in queste ore dall’accusa a carico degli imputati.

In buona sostanza, per la procura, Vendola sarebbe intervenuto, in qualità di presidente della Puglia, sulla dirigente della Asl, facendo pressione per la riapertura dei termini del concorso a primario ospedaliero presso il nosocomio San Paolo di Bari, nel periodo compreso tra il settembre 2008 e l’aprile 2009. Tutto si gioca sulla legittimità o meno di questo “intervento” che avrebbe poi determinato l’esito del concorso. L’avvocato difensore del governatore è Vincenzo Muscatiello: non è escluso che lo stesso Vendola possa rendere dichiarazioni spontanee in aula, durante la discussione delle parti.

Il governatore regionale affida il commento alla vicenda ad un tweet in cui afferma: “Il 31 ottobre saprò se sarò ritenuto colpevole o innocente. Se sarò dichiarato colpevole mi ritirerò dalla vita pubblica”.

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