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Cronaca Squinzano

Tre colpi di pistola esplosi in una masseria: al vaglio intrecci e piste roventi

I carabinieri in guardia per una vicenda delicata. A Squinzano spari contro la proprietà del padre di Saida Bruni, condannata a sei anni. Fu trovata in auto con 5 chili di cocaina. La donna è cognata di Marino Manca, che con Luca Greco rischiò di essere assassinato da Salvatore Milito e Michele Intermite

SQUINZANO – Tre colpi di pistola indirizzati verso le finestre. All’esterno, però, quando i proprietari di quell’agriturismo nelle campagne intorno a Squinzano, lungo la via per Torchiarolo, sono usciti per vedere cosa stesse accadendo, sembra che non ci fosse più nessuno. 

La notte scorsa qualcuno ha premuto per l’ennesima volta il grilletto, nel nord Salento. Un’intimidazione per ora senza movente, ma con tanti sentieri percorribili. Di certo non mancano diramazioni e spunti per gli investigatori, i quali, ovviamente non possono escludere nessuna possibilità. 

I motivi sono semplici. Il primo: la masseria e agriturismo in questione è di proprietà di Alessandro Bruni, 57enne di Squinzano, che ha due figlie, una delle quali è Saida, 21enne. La ragazza, nel novembre del 2012, fu arrestata con due stranieri dai carabinieri del Nucleo investigativo di Lecce, che agirono sotto il coordinamento del capitano Biagio Marro. Nell’auto in cui viaggiavano era ben nascosto un carico di 5 chili di cocaina: valore approssimativo, attorno ai 500mila euro. Nel febbraio scorso la 21enne è stata condannata in primo grado a sei anni di reclusione, con il rito abbreviato.

Il secondo: Saida Bruni è cognata di Marino Manca, il 42enne, anch’egli di Squinzano, volto noto alle cronache, rimasto vittima nel settembre del 2012 di un agguato nei pressi di casa di un suo amico, il coetaneo Luca Greco (anch’egli conosciuto dalle forze dell’ordine), che solo per una serie di circostanze fortuite (a partire dall’inceppamento di una pistola) non si trasformò in una tragedia. 

Nell’aprile scorso sono arrivate anche le condanne per i due uomini che, sempre secondo i carabinieri del Nucleo investigativo, tentarono di eliminare Manca e Greco, e per un loro presunto fiancheggiatore. Si trattò di un episodio che, sulla scorta delle tesi degli inquirenti, potrebbe essere maturato in seno a contrasti nel mondo dello spaccio di stupefacenti nell’area settentrionale del Leccese.     

Sul posto, per le indagini, dopo la sparatoria della notte scorsa, sono intervenuti in questo caso i militari della stazione di Squinzano e del Nucleo operativo radiomobile di Campi Salentina, dipendenti dalla compagnia comandata dal maggiore Nicola Fasciano. Nella masseria hanno rinvenuto e sequestrato tre ogive. Con ogni probabilità è stata impiegata una pistola calibro 7.65. 

Il danno procurato alle infrastrutture, peraltro non coperto da assicurazione, è decisamente lieve. Meno lieve è chiaramente la storia nel complesso, con tutti i messaggi sottintesi e le sfumature grigie di cui è portatrice. Il proprietario, ad ogni modo, ha escluso un movente estorsivo. 

STUPEFACENTI IN VIAGGIO IN AUTOSTRADA 

La vicenda giudiziaria di Saida Bruni iniziò un sabato pomeriggio di metà novembre di due anni or sono, quando l’auto in cui si trovava, una Citroen Ds3 con targa francese presa a noleggio, fu fermata dai carabinieri leccesi (ovviamente non lì per caso) nei pressi del casello autostradale dell’A14 Bari Nord. 

Con lei c’erano Fathi Ramani, 29enne francese, ma originario del Nord Africa, e Dorsaf Chakchouk, 32enne tunisina. Nascondevano tre fagotti pieni di droga nel controvano dell’auto. Furono scovati grazie al fiuto di un cane antidroga.

Oltre alla ragazza, in abbreviato, sei anni è la condanna inflitta nei mesi scorsi anche all’uomo francese, mentre la donna tunisina è in attesa di essere giudicata con il rito ordinario. Questo, nonostante Ramani, nel corso dell'interrogatorio, avesse cercato di alleggerire la posizione delle due donne, sostenendo che non fossero al corrente del traffico di droga.  

IL TENTATO DUPLICE OMICIDIO SU UNO SFONDO MAFIOSO

Quella vicenda si segnalò da subito anche per un collegamento impossibile da non notare per i carabinieri, diretto o indiretto che fosse: Saida Bruni era cognata di Manca, personaggio da loro inserito a livello di tesi investigativa in un’accesa faida con l'apice raggiunto qualche mese prima, tanto da rischiare di essere ammazzato con il suo amico Luca Greco nel tardo pomeriggio dell’8 settembre del 2012. 

Per quella vicenda nell’aprile scorso sono state inflitte dure condanne a Salvatore Milito, 41enne squinzanese, e a Michele Intermite, 37enne di Taranto: diciotto anni di reclusione al primo, diciassette al secondo. Rispondevano di tentato duplice omicidio con l’aggravante della premeditazione e dell’aver favorito un’associazione mafiosa. Patrick Colavitto, 34enne di Brindisi, invece, ha subito una pena di tre anni e quattro mesi per favoreggiamento aggravato dalle finalità mafiose. 

Secondo le ricostruzioni svolte dagli inquirenti, Milito e Intermite si presentarono in casa di Greco, in Contrada Carli, al limite territoriale fra Trepuzzi e Squinzano, con il pretesto dell’acquisto di una moto da parte del tarantino, spacciatosi nel momento del contatto per un inesistente “Gianluca”. Un modo per attirare Greco e anche Manca, nel frattempo chiamato dal primo e invitato a recarsi sul posto per portare le chiavi. Proprio all’arrivo di Manca, si palesarono le reali intenzioni, ma la pistola estratta da Milito s’inceppò. 

Marino Manca riuscì a fuggire, mentre Luca Greco fu più sfortunato: praticamente intrappolato in casa, fu colpito prima con il calcio della pistola e poi accoltellato in cucina. Rimase ferito gravemente. Le indagini, anche di tipo tecnico, hanno poi condotto i carabinieri sia sulle tracce di Milito e Intermite, sia di Colavitto, che al primo avrebbe fornito riparo durante il periodo in cui, sapendo perfettamente di essere stato riconosciuto, sparì dalla circolazione. 

TANTI INTRECCI AL VAGLIO DEI CARABINIERI

E gli intrecci, a ben guardare, sono molti di più. Nel contesto, in tutto questo tempo, sono avvenuti tutti una serie di altri episodi, alcuni anche piuttosto cruenti, che hanno visto coinvolti, in maniera a volte più nitida, in altre velata, alcuni fra i già citati personaggi o altri a loro in qualche modo ricollegabili. 

Insomma, i colpi di pistola della scorsa notte rappresentano un nuovo rebus, tasselli che potrebbero inserirsi in un mosaico già piuttosto vasto, così come non c’entrare assolutamente nulla ed essere frutto di vicende di tipo più intimo e personale. Coincidenze o no, starà ai carabinieri, ancora una volta, capire in quale posizione inserire questi tasselli.          

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