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Domenica, 28 Aprile 2024
La decisione del gup / Cavallino

Torta “offensiva” per la memoria di Gorgoni, tutto un equivoco: archiviazione per i 41 indagati

Il procedimento penale per diffamazione aveva avuto origine tre anni addietro con la pubblicazione di una foto sui social network scattata in occasione dei festeggiamenti del 60esimo compleanno organizzati da un cittadino di Cavallino

LECCE - Giunge al capolinea e si conferma la richiesta di archiviazione, come per altro chiesto dal pubblico ministero, Donatina Buffelli, per i quarantuno indagati finiti nel calderone dell’inchiesta, partita ormai quasi tre anni addietro, sulla base di esposti e querele incrociate che fecero seguito alla pubblicazione di una foto sui social network, con l’immagine del palazzo Ducale e la frase Finalmente liberi (Uniti), a pochi giorni dalla morte dell’onorevole ed ex sindaco di Cavallino, Ninì Gorgoni.

Il gip del tribunale di Lecce, Angelo Zizzari, a seguito dell’ultima udienza del 15 maggio scorso, legata alla vicenda, ha emesso l’ordinanza di archiviazione del procedimento, rigettando di fatto le motivazioni di chi si opponeva alla richiesta di archiviazione secondo l’orientamento seguito dalla procura. Il pm Donatina Buffelli, infatti, ha ritenuto l’infondatezza della notizia di reato di diffamazione per alcuni degli indagati e la non punibilità per altri.    

Il procedimento penale aveva avuto origine dalla pubblicazione di una foto sui social network scattata in occasione di un evento (il festeggiamento del suo 60esimo compleanno in concomitanza anche con la fine del lockdown imposto dalla pandemia) organizzato da un cittadino cavallinese, Walter Bevilacqua. Foto che ritraeva tutti i presenti, a fine serata, davanti ad una torta avente sulla copertura l'immagine del palazzo Ducale di Cavallino, residenza dell'ex sindaco Gaetano Gorgoni, con la scritta "Finalmente liberi (uniti)".

A quella pubblicazione facevano seguito, sempre sullo stesso social, una serie di commenti, con i quali più persone intervenivano a condannare, con espressioni più o meno aspre, ciò che era stato percepito, in quella circostanza, come uno sgradevole e inopportuno festeggiamento per la morte del noto personaggio politico residente nel palazzo raffigurato, l'onorevole Gaetano Gorgoni per l’appunto. Scomparsa del politico che si era verificata solo pochi giorni prima.

A fronte di ciò, la notizia dei presunti festeggiamenti per il decesso dell'ex sindaco di Cavallino, rimbalzava anche su varie testate giornalistiche, tanto locali quanto nazionali, determinando ulteriori commenti anche in calce agli articoli ripubblicati sui diversi social network. Il clamore della vicenda aveva imposto anche alla procura e ai carabinieri della stazione locale di avviare ulteriori approfondimenti sul’episodio.

Le persone ritratte nella foto in questione, circa una decina, tra cui lo stesso attore dello scatto, Walter Bevilacqua, avevano per questo deciso di proporre querela per il reato di diffamazione nei confronti di tutti quanti avevano commentato la foto pubblicata, o firmato articoli sulla vicenda e commentato sui social la notizia in questione, oltreché nei confronti dei direttori delle testate giornalistiche che avevano riportato la notizia.

L’approfondimento giudiziario della procura aveva però concluso che per tutti i 41 indagati per il reato di diffamazione sarebbe stata richiesta l’archiviazione. E proprio su tale evenienza, e sull’orientamento del pubblico ministero, era ancora aperta, sino a qualche giorno addietro, la disputa tra le parti, con i legali dei dieci querelanti che hanno presentato opposizione a tale  decisione e  richiesto un supplemento di indagini e l'imputazione coatta degli indagati.

La pm Buffelli ha chiesto invece, sostanzialmente, l'archiviazione ravvisando il diritto di critica, fra coloro che hanno commentato quella foto sul profilo di Bevilacqua. E anche il diritto di cronaca delle testate giornalistiche.  Sciogliendo la riserva dell'udienza camerale del 27 marzo scorso, ora il gip Zizzari si è espresso, formulando l’ordinanza di archiviazione.  

Del collegio difensivo degli indagati hanno fatto parte i legali Luigi Rella, Francesco Vergine, Massimo Zecca, Silvio Verri, Amedeo Martina, Giampiero Tramacere, Ester Nemola, Antonio De Mauro, Pietro Viola, Fabio Lattanzi, Roberto Eustachio Sisto, Enrrico Cimmino, Raffaele Fatano e Roberto D'Ippolito.  

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