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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Truffa con i bonus edilizi, scatta l’inchiesta: 33 indagati. Disposto sequestro per oltre 12 milioni

Le indagini partite da Vallo della Lucania (in provincia di Salerno) si sono concentrate sulle attività svolte da una società di Racale

LECCE - C’è una nuova inchiesta su presunti illeciti commessi con i bonus edilizi: parte da Vallo della Lucania, in provincia di Salerno, e arriva fino al Salento, dove nei giorni scorsi i finanzieri hanno eseguito il decreto di sequestro per un valore complessivo di 12milioni 279mila euro, disposto dal procuratore Antonio Ricci e dal suo sostituto Antonio Pizzi.

Al centro delle indagini c’è una società di Racale che, con raggiri, avrebbe attestato lavori fittizi così da generare crediti fiscali per una serie di importi, già comunicati alla Agenzia delle Entrate, e ottenere la detrazione fiscale o concludere una cessione a terzi del credito maturato. Sono in tutto 33 gli indagati, la maggior parte dei quali residenti nel Leccese: Gallipoli, Racale, Alezio, Surbo, Lecce, Taviano, Nardò.

Tutto nasce da una serie di operazioni sospette legate in particolare al fatto che la società in questione impegnata dal 25 marzo 2012 in attività di consulenza amministrativa, dal 21 settembre 2021 si fosse estesa nel comparto edile, rendendosi in pochissimi mesi cessionaria di crediti fiscali che derivavano da lavori di ristrutturazione.

Per esempio, osservano gli inquirenti che in soli nove giorni (dal 21 al 30 settembre 2021) sarebbero stati effettuati lavori per circa 742mila euro pur in assenza di fatture di acquisto di materie prime, di lavoratori assunti e di una reale società con mezzi idonei a realizzare tali opere. Addirittura, dal 1° ottobre al 31 dicembre 2021, l’importo dei lavori eseguiti ammonterebbe a 11 milioni e 280mila euro. Complessivamente i crediti ceduti alla società di Racale ammontavano a 12 milioni e 22mila euro relativi al bonus facciate e considerando la restante quota a carico dei committenti l’importo totale dei lavori sarebbe di 13.358 euro, a fronte di acquisti per beni e servizi per soli: 126mila 598 euro per il 2021 e 221.572 per il 2022 di cui 48mila 388 e 277.470 apparentemente connessi alla realizzazione di lavori.

Insomma, sempre secondo l’ipotesi accusatoria, la condotta illecita si manifesterebbe in modo inequivocabile nei bonifici ricevuti dai committenti delle opere da parte della società con casuale “donazione”, pari ai costi di accesso alla pratica di bonus edilizio, poi rimborsati, come una vera partita di giro, alla stessa società appaltatrice e ai tecnici incaricati di perfezionare l’iter burocratico del rimborso fiscale.

Da una iniziale attività investigativa, è risultato inoltre che la società non ha un’effettiva sede legale: a Racale è stato trovato solo l’ufficio dell’amministratore. Insomma, dai rilievi è emersa l’assenza di lavori di ristrutturazione o comunque in ogni caso la documentazione sarebbe stata incongruente con la tempistica di accesso al credito, in alcuni casi in periodo anteriore al deposito della Cilas o scaturito sulla base di dichiarazioni incomplete o false.

Quanto al sequestro, non essendo stato possibile recuperare l’importo con il sequestro in forma “diretta” si è proceduto a quello “preventivo per equivalente”, di beni immobili o mobili, azioni e titoli di credito, quote societarie ed eventuali somme su conti correnti e altri rapporti finanziari degli indagati (assistiti tra gli altri dagli avvocati Biagio Palamà e Speranza Faenza), per un valore pari al profitto che ciascuno di questi avrebbe conseguito, come indicato nei singoli capi d’accusa.

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