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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Gallipoli

Truffa con i falsi attestati per operatore socio sanitario: inflitte altre tre condanne

Si è chiuso ieri uno dei processi nati dalle numerose denunce sporte contro l’istituto Giacomo Leopardi, con sede a Lecce, che vede sott'accusa il presidente, un organizzatore e una tutor

GALLIPOLI - Altre tre condanne sono state inflitte in uno dei processi sui falsi attestati rilasciati col titolo di Operatore sociosanitario che chiama in causa l’istituto Giacomo Leopardi,  con sede a Lecce, dove si svolsero i corsi di formazione.

E’ di un anno di reclusione, più 900 euro di multa, la pena inflitta a ciascuno degli imputati, accusati di truffa per aver ottenuto, l’11 gennaio del 2016, la somma di 2.800 euro per l’iscrizione al corso da una partecipante, una 33enne di Gallipoli, che solo dopo aver ricevuto l’attestato avrebbe compreso di avere tra le mani carta straccia.

Si tratta di Cosimo Di Giacomo, 54 anni, di Manduria,  in qualità di presidente dell’istituto  e della Informates school; Fabio Di Maggio, 32, residente a Lecce, responsabile dell’organizzazione e informazione, e la coniuge di quest’ultimo Elsa Occhilupo, 36, originaria di Brindisi ma residente a Roma, nel ruolo di tutor didattica.

La sentenza è stata emessa ieri dalla giudice della seconda sezione penale Merj Giuri che ha riconosciuto anche un immediato risarcimento del danno alla persona offesa che si era costituita parte civile con l’avvocata Speranza Faenza, mentre il resto sarà quantificato e liquidato in separata sede.

Non appena saranno depositate le motivazioni (entro novanta giorni), la difesa, rappresentata dagli avvocati Salvatore Rollo e Antonio Liagi, valuterà il ricorso inappello.

Solo un mese fa gli stessi imputati avevano rimediato una pena (in primo grado), a nove mesi e 300 euro di multa, Occhilupo, e a un anno, più 400 euro di multa, a testa, gli altri due, per una vicenda analoga ai danni di una tirocinante che scoprì l'inutilità dell’attestato conseguito al termine del corso pagato 2.200 euro, quando le fu negata l’assunzione presso la Asl di Taranto, pur essendo stata vincitrice di un concorso pubblico.

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