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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Ex collaudatori della pista nel dimenticatoio. “Disposti a tutto per i nostri diritti”

Cinque lavoratori, che operavano presso la pista Prototipo al soldo di due cooperative, continuano a rivendicare il posto perduto. Cobas: "La Regione ha dato 9 milioni e mezzo di euro per le assunzioni e nel 2012 sottoscritto un accordo mai rispettato"

LECCE - Non si arrendono gli ex collaudatori della pista “Prototipo” di Nardò che pure, con il passaggio di gestione (datato 2012) dalla Nardò technical service al gruppo tedesco Porsche, hanno visto definitivamente compromessa la loro possibilità di tornare a testare le autovetture sull’anello del circuito dedicato.

Si è riaccesa quindi, in modo del tutto inaspettato, una protesta che sembrava sopita: questa mattina, davanti alla Prefettura di Lecce, cinque irriducibili lavoratori sono tornati a rivendicare il diritto “a ritornare in pista” , ripercorrendo le tappe di una vicenda professionale che, lungi dal risolversi, si trascina ormai da anni.

Licenziati dalle due cooperative Italian Job ed All Service, non hanno mai più rimesso all’interno della “Prototipo”. Da qui l’estenuante  braccio di ferro con le istituzioni, tra spiragli che si aprivano improvvisamente nella trattativa, come l’ipotesi di riassunzione presso una nuova cooperativa (Copat), fino all’ultimo black out. Persino i presidi ininterrotti all’ingresso della “Prototipo” sono valsi a poco e di sicuro non sono riusciti ad attirare l’attenzione desiderata.

Si può affermare, col senno di poi, che ogni trattativa è entrata in un vicolo cieco, così come è gradualmente sfiorita anche l’ultima, estrema, speranza di recuperare il lavoro ormai perso. “Nel 2012 fu firmato un accordo istituzionale che prevedeva il riassorbimento di queste persone secondo due strade: l’assunzione nella cooperativa Copat ed il ricorso alle agenzie interinali – ricorda Salvatore Stasi di Cobas -, ma quell’intesa è rimasta inapplicata. La stessa cooperativa non lavora più, gli interinali non hanno trovato un impiego e all’interno della pista si ricorre al classico metodo delle assunzioni clientelari”.

In altre parole, “lavori solo se sei figlio di e parente di”. Le accuse del sindacalista trovano conferma nelle dichiarazioni di un ex collaudatore: “Ho iniziato a lavorare in questo settore giovanissimo, all’inizio per gioco ma poi ho acquisito professionalità ed esperienza – racconta -. Gli anni spesi in pista non sono serviti a nulla se, invece di premiare la mia professionalità, vengono preferiti ragazzini di 20 anni alle prime armi”.

“Io ho due figli, pago le tasse e devo mantenere una famiglia, ma sono rimasto disoccupato – incalza lui-: non chiedo niente di eccezionale, solo di recuperare il mio lavoro”. L’ex collaudatore, al pari di altri, seguì anche dei corsi formativi che la Regione Puglia ha finanziato nel 2007, nell’ambito di un accordo “fallito”. “Otto anni fa, infatti, l’ente di via Capruzzi destinò 9 milioni e mezzo di euro per sostenere la società di servizi Ntc, in cambio della promessa di assunzione di 23 persone – racconta ancora il sindacalista -. Non si è verificato nulla di tutto ciò: neppure l’acquisizione da parte di Porsche ha sbloccato la situazione. Ma qui sono stati spesi una barca di soldi pubblici senza che nessuno controllasse l’applicazione corretta degli accordi”.

Gli ex collaudatori, però, non si arrendono. E promettono nuove azioni eclatanti: “Siamo disposti a tutto pur di far valere i nostri diritti. Tanto non abbiamo più niente da perdere”. 

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