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I poliziotti si sentono traditi dal Governo: "Promesse disattese, sicurezza a rischio"

Il Silp Cgil rimarca in una dura nota le speranze disattese, dopo le recenti visite del viceministro Filippo Bubbico. Dopo settembre, nessun rinforzo per la provincia di Lecce. Ed emergono pure nuovi problemi, come quello della gestione della sala operativa. "Visione della sicurezza a intermittenza"

LECCE – Gli agenti di polizia si sentono traditi dagli impegni non mantenuti dal Governo. Impegni che, riguardando la loro capacità produttiva (vale a dire, presenza sul territorio), si riverberano ovviamente sulla sicurezza collettiva.

Dura oggi la presa di posizione di una delle principali sigle sindacali di riferimento, il Silp Cgil. Il segretario nazionale Pietro Colapietro, quello regionale Raffaele Rampino e provinciale di Lecce, Antonio Ianne, esprimono in una nota congiunta “rabbia, rammarico e preoccupazione perché, nella cospicua previsione di avvicendamenti degli agenti e assistenti della polizia di Stato con decorrenza 29 settembre 2014, di cui alla tabella del Dipartimento della pubblica sicurezza, il capoluogo salentino e la provincia di Lecce non hanno beneficiato di alcun rinforzo”.

In sostanza, tolti i dieci agenti di polizia di rinforzo per la stagione estiva destinati al commissariato di Gallipoli, come da previsione e anche sulla scorta dei problemi letteralmente esplosi la scorsa estate, con tanto di riunioni in Prefettura e titoli persino sui giornali nazionali, in inverno tutto tornerà come prima. “O forse peggio di prima”, dice per telefono, contattato da LeccePrima, il segretario provinciale Antonio Ianne, menzionando “più di un migliaio di avvicendamenti in tutta Italia, che però non hanno toccato Lecce”.

O meglio, a voler essere pignoli, “il saldo è pari a zero: arriveranno due agenti e altrettanti se ne andranno”. Giusto due volti nuovi, per gli stessi problemi e lo stesso numero di sempre. E una criminalità micro o macro che dir si voglia, che non dà tregua. I furti di armi e carte d’identità da uffici pubblici e caserme sono forse il segnale più preoccupante, perché denotato quanto la delinquenza stia alzando il tiro, sono una spia precisa di un'arroganza portata all'estremo.

Tornando alla nota ufficiale, il sindacato rimarca come certe scelte appaiano inaccettabili sotto più profili. “I livelli di sicurezza, che progressivamente si abbassano sul territorio in modo tangibile, e il diritto alla sicurezza dei cittadini della orovincia sempre meno garantito per la diminuzione del numero di operatori e per l'innalzamento della loro età media, senza nessun segnale di una inversione di tendenza”, è il primo.

“Il mancato adeguamento degli organici, anzi la sua diminuzione”, è il secondo. Un fattore che “renderà sempre più complicata l'azione di contrasto a quei reati predatori, come furti e rapine, che destano maggiore allarme sociale nella comunità, soprattutto nelle fasce più deboli e povere che hanno minori opportunità di auto proteggersi”.

Il terzo, tocca la categoria stessa intesa come quella di lavoratori, che avverte a pelle “la violazione delle legittime aspirazioni”. Ci sono “operatori che da oltre vent’anni lavorano in sedi lontane con tutti i disagi che ne derivano, e vedono sfumare l'ennesima possibilità di avvicinarsi alla provincia di origine senza la minima prospettiva di una politica chiara e verificabile sulla mobilità nazionale”.

Per il Silp Cgil sono “scelte non condivisibili, che portano a pensare a una visione della sicurezza a intermittenza, pronta ad attivarsi sotto forma di operazione di facciata con pochi rinforzi estivi per la soddisfazione degli organi d'informazione e che rimane in stand-by quando i riflettori si spengono e i turisti vanno via, come se per i residenti il diritto alla sicurezza fosse minore di quello di coloro che giungono nel Salento per le vacanze”. Parole che toccano davvero nervi scoperti.

Ogni riferimento, poi, non è puramente casuale. Chi ricorda la visite del viceministro dell’Interno Filippo Bubbico (incarico che detiene fin dal Governo Letto e che prosegue oggi sotto Renzi) dell’ottobre del 2013 e, molto più di recente, del maggio scorso? Sicuramente molti lettori attenti alla cronaca, e di certo proprio loro, i poliziotti.

In quei giorni Bubbico rispose ai sindacati che l’orientamento di governo avrebbe tenuto presente il fabbisogno a livello nazionale, rassicurando però una migliore dislocazione delle forze e il rafforzamento di uomini e mezzi. Questo, una settimana dopo una vibrante protesta con tanto di volantinaggio, per evidenziare proprio la carenza di uomini e mezzi. Manifestazione che vide in campo tutte le sigle sindacali di polizia riunite, quindi non solo Silp Cgil, ma anche Uil Polizia, Sap, Siap e Consap.  

Ebbene, conclude la nota, proprio su questo punto, “ulteriore delusione deriva dal fatto che, anche in occasione di incontri ufficiali svolti a Lecce nell’ottobre del 2013 e lo scorso maggio, le sopraelencate problematiche erano state rappresentate, ampiamente condivise e fatte proprie da personalità del Governo nazionale e delle istituzioni locali tanto da garantire formale, personale e assiduo impegno per l'invio definitivo di rinforzi che rimpinguassero strutturalmente gli organici della provincia”.

Tutto fumo? Di certo gli agenti che fanno capo a Silp Cgil parlano di “scelte miopi, unite alla perenne mancanza di un'idea strategica di sicurezza, danneggiano tutti i soggetti interessati ai temi della sicurezza, nessuno escluso”.

E le incognite sono davvero tante, con i “livelli di sicurezza che si abbassano notevolmente e un nascente problema – aggiunge Ianne -, quello delle gestione delle chiamate d’emergenza”. Già fanno fatica gli agenti delle volanti in strada a intervenire in ogni situazione, perché spesso i casi si sovrappongono. Bisogna poi considerare che il cervello di un’operazione di polizia ordinaria (cioè, al di fuori dei grandi blitz) è la centrale operativa.

"I nuovi sistemi sono dotati di tecnologie più avanzate, rispetto al passato, garantendo più molte funzioni. Per assurdo, però - spiega Ianne-, prima anche solo due operatori potevano gestire più postazioni contemporaneamente, mentre ora ne occorre uno per ognuna. E in sala operativa non ci sono mai più di due operatori per volta".

Morale, molte chiamate al 113 rischiano di andare perse. Questo sembra che stia già accadendo. E’ un problema emergente, che potrebbe accentuarsi nei prossimi mesi. E così, per assurdo (ma è uno scenario plausibile), potrebbe accadere in un momento di punta che qualcuno assista a una rapina in diretta e non trovi conforto in un operatore, perché nel frattempo uno stia cercando di rassicurare la donna piangente per il gatto sull’albero, il collega sia alle prese con il solito anziano che vede i ladri anche dove non ci sono, e intorno squillino pure altri telefoni. 

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