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Assedio dei lavoratori nella Asl. “La Regione faccia chiarezza su Sanitaservice”

I dipendenti della società in house hanno esteso l'assemblea permanente fino al secondo piano, davanti agli uffici della direzione generale. Il sindaco Perrone al presidio: "Ho scritto all'assessore Pentassuglia per avere delucidazioni su presunte disparità"

LECCE – Disposti a tutto, pur di ottenere il full time, ora i lavoratori di Sanitaservice hanno alzato il tiro della protesta. Allargando la base del presidio allestito in via Miglietta fino al secondo piano, dove hanno sede gli uffici della direzione generale della Asl. Compreso quello del numero uno, Valdo Mellone, che proprio ieri ha avuto un colloquio con i dipendenti della società in house.

L’incontro, però, non sarebbe stato foriero di buone notizie. E ora gli ausiliari e gli addetti al servizio di pulizia, internalizzati nel 2011, vogliono fare chiarezza, interpellando direttamente l’assessore regionale al ramo. E ciò al fine di scoprire le responsabilità che sono all’origine di tutti gli intoppi e le lungaggini burocratiche.

La società in house salentina, infatti, è divenuta il fanalino di coda nell’intero panorama regionale: le aziende gemelle che fanno capo alle Asl di tutte le altre provincie, fino a Bari, hanno proceduto ad innalzare il monte ore così da arrivare alle agognate 36 ore settimanali. In alcuni casi, ciò è avvenuto in tempi record: “Dieci giorni al massimo, senza passare per la trafila della modifica del business plan e delle autorizzazioni regionali e quindi senza proteste”, ha sottolineato il sindacalista Usb, Enzo Cortese.

Alle sue spalle, i dipendenti che affollano le scale della palazzina di via Miglietta, hanno issato le bandiere del sindacato davanti all’ingresso degli uffici. Rimarranno lì, fino alla modifica dei contratti. Su circa 700 lavoratori internalizzati, infatti, quasi 300 sono rimasti fermi al palo del part time. E per loro sembrano esserci persino poche speranze.

“Il direttore Mellone ci ha spiegato che le ore extra, suscettibili di un nuovo affidamento di servizi, sono diminuite a causa di un adeguamento dei prezzi di mercato del 30 percento. Siamo passati, così, dalle 3 mila e 500 ore inizialmente disponibili alle mille e 500 attuali – ha aggiunto il sindacalista -. In più, per gli affidamenti del servizio di ausiliariato servirebbe una deroga da parte del governo nazionale e la direzione generale della Asl starebbe ancora valutando la possibilità di redigere un nuovo business plan”.

La situazione, insomma, si presenta più confusa che mai. E le incongruenze non mancherebbero: “Innanzitutto a Lecce si procede seguendo un iter burocratico diverso – ha tuonato il segretario regionale Usb, Salvatore Caricato – e poi i dipendenti sono vittime di notevoli discrepanze tra il quantitativo dei servizi appaltati ed il lavoro che realmente svolgono. A questo disservizio sarebbe dovuto corrispondere un aumento formale del monte ore, ma ciò non è mai avvenuto”.

“La qualità del servizio logicamente ne risente – ha puntualizzato Caricato – ma questa è una responsabilità che deve ricadere su chi non ha organizzato adeguatamente il lavoro e non sui dipendenti”. In attesa di accedere ai piani alti del governo regionale, oggi in presidio è intervenuto il sindaco di Lecce, Paolo Perrone che ha preso una netta posizione politica.

“Ho scritto una lettera all'assessore regionale alla Sanità, Donato Pentassuglia, per comprendere per quale ragione i lavoratori di Sanitàservice della Asl di Lecce ritengono di subire un trattamento normativo e contrattuale differente rispetto ai colleghi di altre province pugliesi – ha dichiarato il primo cittadino -. Una discriminazione, a loro parere, motivata dal fatto che altre Asl hanno proceduto a deliberare, per esigenze di servizio, il passaggio dei lavoratori dal part time al tempo pieno, modifica contrattuale in queste province già esecutiva a partire dal primo luglio scorso”.

“Ciò non si è verificato a Lecce – ha proseguito -, dove il direttore Mellone, con il quale mi sono confrontato questa mattina, ha provveduto a seguire l'iter previsto presentando alla Regione la richiesta di adeguamento del personale al nuovo orario lavorativo, ma senza ottenere i risultati sperati”.

Perrone, ipotizzando che si possa trattare di un ‘puro caso’,  si è messo a disposizione dell'assessore Pentassuglia per conoscere le motivazioni di quanto avvenuto, “nella speranza di poter rasserenare i lavoratori e poter dare loro le dovute spiegazioni”.

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