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Domenica, 28 Aprile 2024
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“La grande guerra del Salento” sbarca a New York: presentazione a cura di Bruno Contini

L'autore del romanzo, da cui è stato tratto l'omonimo film, è stato ospite presso la “Casa Italiana” della fondazione internazionale “Zerilli-Marimò”. A lui sono state rivolte alcune domande sull'esperienza oltreoceano e sulle prospettive di cine turismo nel Basso Salento

NEW YORK (USA) - L'opera letteraria riporta una vicenda realmente accaduta, ovvero il conflitto tra gli abitanti di Supersano e Ruffano nel primo dopoguerra, a margine di una semplice partita di calcio. Ma il racconto non si limita a narrare ciò, esso è ricco di passione amorosa oltre che di elementi culturali che contraddistinguono il Salento. 

La grande guerra del Salento: il romanzo di Bruno Contini racconta il territorio tra amore e tragedia

Visto il successo ottenuto, il professore Bruno Contini, autore dello stesso romanzo storico La grande guerra del Salento, è stato invitato dalla “Casa Italiana” della fondazione internazionale “Zerilli-Marimò” - che opera presso la New York University a Manhattan - per presentare il film omonimo tratto dal suo libro. A lui sono state rivolte alcune domande - riportate di seguito - in modo da comprendere meglio il senso di questa esperienza significativa. 

Come è nata l'iniziativa oltreocèano?

"La presentazione ha avuto luogo il 14 settembre a New York, ma innanzitutto devo ringraziare Attilio Caputo della catena alberghiera “Caroli Hotel” di Gallipoli, per aver in parte sponsorizzato questa iniziativa - racconta il professore Contini - Attilio è una persona sensibile e attentissima alla valorizzazione della cultura salentina. Mi sento davvero onorato di essere stato invitato dalla Fondazione la “Casa Italiana Zerilli Marimò” di New York, per presentare oltre oceano la proiezione del film “La grande guerra del Salento”, tratto dal mio romanzo omonimo. Un romanzo che racconta una storia vera che mi ha raccontato mio padre quando ero un bambino di dieci anni. Un derby calcistico, giocato tra due paesi limitrofi, Supersano e Ruffano, nel campionato di calcio di categoria regionale tra il 1948 e il 1949. Il derby fu bagnato dal sangue innocente di un giovane di Supersano di nome Antonio. che ha il record di essere stata la prima vittima nel contesto della violenza nel calcio in Italia".

Bruno Contini presso la “Casa Italiana” della fondazione “Zerilli- Marimò”-5

Dove si è tenuta la proiezione?

"La proiezione del film, sottotitolato in inglese, si è tenuta nell’auditorium della “Casa Italiana Zerilli-Marimò” presso la New York University. C’è stata tanta partecipazione con posti in piedi" prosegue Contini. 

"La Casa Italiana è una fondazione internazionale istituita e finanziata dalla ricchissima baronessa italiana Zerilli-Marimò, che opera da oltre 30 anni in molte capitali europee ed extra europee, con l’obiettivo di diffondere la cultura italiana nel mondo, attraverso l’organizzazione di centinaia di eventi culturali riguardanti il cinema, al teatro, la musica, la poesia, la letteratura, il giornalismo, e tutto ciò che riguarda l’arte italiana in senso generale".
   
Chi erano gli spettatori?

"La sala era stracolma e la presentazione ovviamente è stata fatta in inglese. La platea era composita, per la maggior parte italo-americani di seconda generazione, qualcuno spiaccicava qualche parola in italiano, ma c’erano anche giovani studenti americani e perfino cinesi che studiano l’italiano attraverso borse di studio, master o dottorati di ricerca o tesisti".

"Sono rimasti affascinati dalla storia descritta nel film, che attraverso la drammaticità dei fatti, mette a nudo tematiche interessanti quali la violenza negli stadi, la condizione della donna in quegli anni sottoposta al maschilismo dell’uomo, il bullismo, il tema della gelosia tra i giovani innamorati e le conseguenze estreme a cui portano questi comportamenti. Insomma un romanzo e un film con un messaggio morale ben evidente. Un film d’essai, un titolo che gli è stato riconosciuto nel 2022".

Il pubblico presente

Come siete riusciti ad “entrare” nella Casa Italiana? Chi vi ha fatto da tramite?

"È stato il regista-produttore Marco Pollini della Ahora film che ha contattato John Mustarò un italo americano di seconda generazione presidente della United Pugliesi Federation of Greater New York, la Federazione che raccoglie come in una grande famiglia i pugliesi sparsi in tutta l’America e promuove iniziative ed eventi culturali che riguardano soprattutto la Puglia: in questo caso il film La Grande guerra del Salento".

Come è andata nel complesso questa esperienza?

"Per me è stata una esperienza umana molto forte che mi ha dato tanta visibilità come autore del romanzo. Alla fine della proiezione sono stato bombardato da numerose domande interessanti sulle tematiche proposte, ma la più curiosa è stata quella di un’anziana signora americana che mi ha chiesto di spiegarle il significato di una battuta fatta da un attore ”Mena, mena, sciaumu me! Un’altra signora anziana con voce commossa mi ha confessato di aver pianto alla fine del film". 
   
Il romanzo e il film possono essere un volano per lo sviluppo turistico dei territori di Supersano e Ruffano? 

"Senza dubbio è stata anche una bella occasione per promuovere il nostro territorio, la nostra cultura, la nostra storia. A differenza dei tanti film o fiction girati in Salento, il romanzo e il film con il loro titolo hanno promosso in Italia e all’estero il brand “Salento” insieme ai territori di Supersano e Ruffano. Vale però sempre il detto che “Non si è mai profeti in Patria”. Così il film tratto dal mio romanzo è stato apprezzato e premiato all’estero, ma è stato davvero un peccato che, da parte degli Enti locali, non ne sia stato colto il suo valore per farne uno strumento da sfruttare nell’ambito del cine turismo, con un ritorno economico in termini di attrattiva turistica del territorio. Credo che almeno un riconoscimento morale debbano darcelo sia a me che al produttore Pollini".

Forse non siamo ancora pronti alla pratica del cine turismo? 

"Credo che dovranno passare ancora diversi anni - conclude il professore Contini - Non siamo ancora preparati alla pratica di questo strumento".

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