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Il Lecce in cerca del suo equilibrio sopra la follia: un finale da vivere

A undici turni dal termine della stagione regolare, i giallorossi, al momento quinti, devono affrontare le squadre dal primo all'undicesimo posto. Secondo miglior attacco del torneo dopo l'Empoli e quattro sconfitte su 27 giornate

LECCE – Nelle ultime tre partite di campionato il Lecce ha incontrato Pescara, Entella e Reggiana, formazioni invischiate nella lotta per non retrocedere, rimediando cinque punti dei nove a disposizione. Meno di quanto fosse lecito attendersi, inutile sottolinearlo.

Conviene quindi, contro il nome stesso di questa rubrica che si chiama "Il lato positivo" - non esaltare la vittoria roboante a Reggio Emilia ma anche evitare di rimuginare troppo per i due pareggi precedenti, di cui uno maturato nel recupero a causa di un gol in fuorigioco e l’altro al termine di una gara nella quale si è giocato in una sola metà campo.

Mancano undici giornate al termine della stagione regolare: se si guarda la classifica attuale balza agli occhi il fatto che il Lecce, quinto, affronterà tutte le squadre della parte di sinistra, dall’Empoli, capolista, al Vicenza, undicesimo, più la Reggina, al momento 14esima.

Di tutte le prossime avversarie soltanto due, Spal e Pisa, sono riuscite a imporsi sui giallorossi mentre in sei circostanze il match si è concluso in parità (Venezia, Frosinone, Salernitana, Cittadella, Monza, Empoli). Tre, infine, le vittorie, con Chievo Verona, Vicenza e Reggina.

Alla parte finale della stagione regolare il Lecce di mister Corini pare approcciarsi con una condizione psico-fisica in crescendo e anche con la speranza di recuperare, finalmente, alcuni degli assenti di lungo corso, a partire da Dermaku e Listkowski che potranno essere assai utili almeno nella logica delle rotazioni per mantere il più alto possibile il livello tecnico.

Nonostante gli infortuni e le numerose indisponibilità che hanno portato più volte a modificare quella che all’inizio appariva come l’ossatura della squadra, i giallorossi hanno sempre dato una impressione di vitalità, sebbene accompagnata talvolta dalla sensazione di incompiutezza, di precarietà.

Il Lecce ha perso quattro volte su 27, come il Monza, e solo l’Empoli ha fatto meglio (sempre imbattuto, tranne che in una circostanza). Qualche vittoria all’appello manca, ma non si può dire che la squadra salentina sia facile da battere. Ha una buona coesione interna che si palesa ogni volta che si teme un tracollo, una fisionomia tattica chiara, un tasso tecnico importante e un potenziale offensivo con pochi eguali.

L’ottimismo in un finale di stagione esaltante non è dunque un atto dovuto, a condizione che il prosieguo del campionato si viva senza isterismi. I numeri dicono che tagliare il traguardo della promozione diretta è realisticamente possibile, ma la prospettiva dei play-off non deve essere vista come un ripiego, come un minimo sindacale. Nulla è del resto scontato in un torneo in cui due vittorie o due sconfitte di fila possono cambiare il corso di una stagione. Farsi attanagliare, alla prima difficoltà, dalla paura di non farcela sarebbe come darsi la zappa sui piedi: questa squadra ha bisogno di trovare il suo equilibrio sopra la follia, per citare Vasco Rossi, di giocare con entusiasmo e di pensare con maturità. Se imparasse a farlo, allora... scansatevi proprio.

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