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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

“La Cupola”, da Manduria al Leccese: in 40 rischiano il processo

C’è la richiesta di rinvio a giudizio nell’inchiesta sui nuovi assetti della criminalità organizzata tarantina. Coinvolti anche sei uomini della provincia di Lecce

LECCE - Una nuova “cupola” della criminalità organizzata tarantina fu individuata attraverso l’omonima inchiesta condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce che il 14 ottobre del 2020 sfociò nel blitz della squadra mobile con 23 arresti.

Ora, in 40 rischiano il processo e tra questi ci sono sei uomini della provincia di Lecce. Si tratta di Gianluca Attanasio, 57 anni, di Castrignano del Capo, Antonio Cioffi, 69, di Nardò, Francesco De Cagna, 54, di Scorrano, Pierangelo Internò, 57, di Nardò, Davide Oltremarini, 36 anni, di Gallipoli, e Fabio Mazzotta, 46, di Copertino.

Nessuno di loro fu destinatario dell’ordinanza cautelare emessa dal giudice Michele Toriello poiché, a quanto emerso dalle indagini, il loro ruolo sarebbe stato “marginale”, eccetto che quello attribuito al primo, cui è contestato il reato di associazione mafiosa aggravato dalla disponibilità di armi.

Secondo l’accusa, infatti, Attanasio sarebbe stato uno degli uomini della “batteria” capeggiata da Giovanni Caniglia, 50 anni, di Manduria, e si sarebbe reso responsabile, il 9 giugno del 2018, della tentata rapina nel negozio di ferramenta “Via del Mare”, a Manduria. L’azione sarebbe stata compiuta con un altro degli indagati Valentino Corradino, 30 anni, anche lui del posto, e fu particolarmente violenta: il titolare fu strattonato e furono esplosi quattro colpi di pistola, una calibro 6.35, contro al cliente che aveva cercato di ostacolarli e rimase così ferito al piede.

Quanto a Cioffi, Mazzotta, Oltremarini e De Cagna, l’accusa è quella di aver ricevuto ingenti quantità di droga destinata alle piazze dei loro comuni di residenza.

Il primo, in particolare, avrebbe acquistato da Walter Modeo, 45 anni, di Manduria, cocaina per 30mila euro, tra luglio del 2018 e febbraio del 2019.

Riguardo a Pierangelo Internò, invece, il suo ruolo sarebbe stato quello di riscuotere le somme di denaro che Caniglia avrebbe estorto al titolare di un circolo ricreativo di Sava, e a due fornitori di slot machine dello stesso club.

Queste alcune delle vicende che il prossimo 14 maggio finiranno sotto la lente del giudice Marcello Rizzo, chiamato a decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal sostituto procuratore Milto Stefano De Nozza. L’udienza preliminare, che come anticipato riguarderà oltre ai sei leccesi altre 34 persone, quasi tutte originarie di Manduria, sarà discussa nell’aula bunker del carcere di Lecce.

Nel pool dei difensori, gli avvocati: Giuseppe Presicce, Fabio Vincenti, Sergio Luceri, Francesco Fasano, Fabio Pellegrino e Tommaso Valente.

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