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Lunedì, 29 Aprile 2024
Dati allarmanti sul numero degli incendi

Estate di fuoco e roghi in Puglia, provincia e comune di Lecce i territori più colpiti

Stilata una graduatoria sugli episodi incendiari di questa stagione col triste primato del capoluogo salentino e dell’intero territorio come luoghi più colpiti: l’elaborazione sulla base dei dati forniti dalla Protezione civile della Puglia

LECCE – Ci sono graduatorie di cui crogiolarsi e altre che non possono certamente rappresentare un elemento positivo, ma anzi costringono a riflettere e a cercare soluzioni. La sensazione di sconforto e impotenza, infatti, è quella che arriva scorrendo la classifica sul maggior numero di incendi registrati nell’estate 2022, che vede il comune di Lecce e la provincia in testa.

Un primato da non festeggiare, che riporta l’attenzione su una drammatica emergenza, quella appunto dei roghi che mettono a repentaglio la bellezza naturale del territorio e su cui sembra non esserci ancora una strategia complessiva in grado di dare risposte efficaci.

A dare notizia della graduatoria è la sezione pugliese di Coldiretti, sulla base dei dati forniti dalla Protezione civile reginale, dal 1 maggio al 13 agosto 2022, con il monitoraggio delle differenti tipologie di incendio.

Come detto, Lecce è il Comune con più roghi registrati in stagione con 175 episodi contati: seguono Ugento con 99 incendi e Galatone con 71, per un podio tutto salentino in Puglia. Dopo le tre località salentine, infatti, sul territorio regionale, la più colpita è Taranto con 61 episodi verificati.

Ma il dato più grave è quella che riguarda gli incendi per provincia con Lecce sempre in testa e con un vantaggio netto rispetto alle altre province pugliesi: 1931 gli episodi contati contro i 451 nel Barese, i 410 nel Foggiano, i 386 nel Tarantino, i 236 nel Brindisino e i 193 nel territorio di Barletta-Andria-Trani.

“Nell’estate 2022, complice il caldo torrido e la stringente siccità – denuncia Coldiretti Puglia - i roghi che hanno interessato le colture agrarie sono stati 317, aumentati del 56% rispetto all’anno 2021, quando i falsi allarmi sono stati il doppio rispetto al 2022 che ne registra solo 180. Ma a diminuire sono stati anche i roghi delle alberature e dei canneti, così come dei terreni incolti che nel 2022 sono stati 421 contro i 518 del 2021”.

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Enorme lo sforzo di vigili del fuoco, protezione civile e forze dell’ordine, ricordano da Coldiretti, per arginare le fiamme che interessano aree a volte vaste di pregio naturalistico, paesaggistico e turistico, oltre che produttivo, dove le fiamme mandano in fumo interi campi di grano, alberi, colture: “Una situazione angosciante – sottolineano - aggravata dalla mancata opera di prevenzione, sorveglianza e soprattutto di educazione ambientale sul valore inestimabile di un patrimonio determinate per la biodiversità e per la stabilità idrogeologica del territorio”.

E che le conseguenze fossero drammatiche in termini ambientali era già stato sottolineato nei giorni scorsi anche dall’Ente Parco Otranto-Santa Maria di Leuca-Bosco di Tricase, che aveva fatto la conta dei danni causati dagli ultimi incendi, e dall’appello di alcune associazioni territoriali che denunciavano l’indifferenza delle istituzioni, senza dimenticare, infine, lo scalpore mediatico suscitato dalla notizia dell’arresto di un volontario di protezione civile, ritenuto responsabile di aver appiccato il fuoco in un’area boschiva.

Ma le fiamme comportano, come fanno notare gli esperti, anche la salita della temperatura fino ad oltre 750 gradi, provocando effetti devastanti come il deterioramento del suolo, la scomparsa della biodiversità, il degrado ecologico, la perdita di produzioni legnose e non legnose, il disordine idrogeologico, i cambiamenti climatici dovuti alle emissioni di anidride carbonica, l’inquinamento da fumi e la distruzione della fauna. E, per ricostituire aree e boschi ridotti in cenere dal fuoco, ci possono volere fino a 15 anni con danni all’ambiente, all’economia, al lavoro e al turismo.

Non è solo, dunque, un problema di numeri parziali e momentanei, ma di prospettiva: perché, in gioco, c’è il futuro del territorio e la sua immagine, che passa inevitabilmente da un’assunzione di responsabilità collettiva reale, con istituzioni davvero presenti e preparate alle soluzioni e cittadini capaci di fare la propria parte, senza girare lo sguardo altrove.

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