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Cronaca Lequile

Venti secondi di terrore. La vittima reagisce ai rapinatori con un pugno: sarà la sua condanna a morte

Due individui, alti circa un metro e 65, con un passamontagna “rudimentale” addosso: sono gli assassini di Giovanni Caramuscio, ammazzato ieri sera a Lequile durante un tentativo rapina. I carabinieri nutrono dei forti sospetti su un uomo: c'è una richiesta di fermo. Perquisizioni in corso

LEQUILE – Quel moto di ribellione alla prepotenza dei rapinatori è stato il certificato della sua condanna a morte. Una azione folle, durata una ventina di secondi in tutto. Tanto durano i fotogrammi che hanno restituito il momento di atroce, sanguinaria verità. I killer raggiungono il bancomat alla periferia di Lequile. Nel frattempo uno dei rapinatori, in particolare, potrebbe essere  stato individuato: le attenzioni investigative sono infatti concentrate già su un cittadino di origini albanesi, residente della zona. Vi è una richiesta di fermo di indiziato di delitto. Si attende una svolta nelle prossime ore. Dalle perquisizioni in atto, proprio dal suo appartamento è spuntata la pistola compatibile con l'arma utilizzata nell'omicidio.

Due individui, alti circa un metro e 65 ed entrambi di corporatura massiccia- Addosso, per non essere riconosciuti, una sorta di passamontagna ricavato in maniera artigianale, forse tagliando la stoffa di vecchi pantaloni. Giovanni Caramuscio, ex direttore di banca in pensione, è accanto a sua moglie davanti allo sportello (la donna non si trovava in auto come riferito in un primo momento. Esterno è anche il bancomat, fruibile direttamente dalla strada, ndr).

Il 69enne avverte la presenza alle spalle e si vede minacciato dai due individui armati di pistola e reagisce. Va loro incontro e sferra un pugno  in direzione di uno dei due, al volto. Questo cade, perdendo l’equilibrio. Ma l’altro rapinatore spara. Senza pietà.  Il colpo d’arma da fuoco, calibro 7,65, è già partito. Poi un altro. E un altro ancora. Tre in tutto, dei quali due andati a segno: hanno ferito a morte il 69enne di Monteroni di Lecce, davanti agli occhi impietriti di sua moglie, al momento sotto shock.  Le lesioni al torace lo hanno strappato alla vita con crudeltà, in una serata estiva in cui si stava recando da parenti per un saluto. Non aveva neppure prelevato il denaro, non ne ha avuto il tempo.

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I rilievi pochi minuti dopo il tragico epilogo della rapina

Questi i fotogrammi estrapolati dai carabinieri da una telecamere installata all’esterno dell’istituto di credito Banco di Napoli, in via San Pietro in Lama, dove nella serata di ieri è stata consumata una delle più sconcertanti rapine degli ultimi anni. I militari dell’Arma sono certi che i due responsabili siano entrambi residenti non molto lontano dalla zona dell’omicidio. Sono convinti che gli assassini conoscano a menadito l’area e che, probabilmente, stessero pianificando il colpo da tempo. Sarebbero entrati in azione colpendo chiunque: stavano soltanto attendendo la vittima di turno da rapinare. Ma dalle immagini restituite dagli “occhi elettronici” della videocamera si vede la coppia di malviventi giungere sul posto con l’arma già stretta pungo, preventivamente, puntata alle spalle di marito e moglie

Sin dalla notte sono scattate alcune delle perquisizioni all’interno di un paio di palazzine dell’isolato, dove hanno sede degli immobili di edilizia popolare. Una delle numerose verifiche che sono in corso dalla notte. Anche in questo momento l'Arma ne sta eseguendo altre.  Sul posto, oltre ai militari della stazione di San Pietro in Lama, anche i colleghi del Reparto investigazioni scientifiche e della compagnia leccese. Gli inquirenti sono stati subito raggiunti dal sindaco di Lequile, Vincenzo Carlà. I rilievi sono stati avviati sotto lo sguardo del pm di turno presso la Procura della Repubblica, Alberto Santacatterina, che ha raggiunto il luogo assieme al medico legale, Alberto Tortorella. Sarà proprio il consulente della procura a eseguire, la prossima settimana, l’accertamento autoptico sulla salma dell’ex direttore di banca, trasportata presso la camera mortuaria dell’ospedale “Vito Fazzi” del capoluogo salentino. Per ora soltanto un susseguirsi, a ritmo incalzante, di approfondimenti da parte degli inquirenti. Nessuna certezza, ma il sentore che i responsabili saranno consegnati a stretto giro di posta alla giustizia.

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