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La delibera torna nel cassetto: le destinazioni d’uso per ora non cambiano

La commissione Urbanistica sospende l'iter di discussione di una proposta dell'assessore che aveva sollevato dubbi non solo nella minoranza. In attesa del nuovo Pug si rischierebbe di complicare ulteriormente gli equilibri nel centro storico

LECCE – La commissione Urbanistica del Comune di Lecce ha deciso di “congelare” la delibera proposta nei giorni scorsi dal governo cittadino sul cambio di destinazione d’uso degli immobili nel centro storico. I componenti dell’organo consiliare, alla luce del dibattito scaturito, hanno ritenuto saggio sospendere l’esame del documento: nonostante solo ieri l’assessore al ramo, Severo Martini, avesse diffuso una nota per replicare alle critiche del consigliere di Lecce Bene Comune, Carlo Salvemini, la commissione ha preferito non forzare l’iter di approvazione – i numeri per un voto favorevole ci sarebbero stati – anche perché sta lentamente andando avanti il processo di formazione del nuovo Pug.

L’oggetto del contendere è presto detto: la delibera indica un’interpretazione dell’articolo 42 delle norme tecniche di attuazione del vecchio piano regolatore in controtendenza con quella adottata sin dalla sua entrata in vigore. In poche parole, le destinazioni d’uso recepite nel piano – e per questo immutabili in assenza di piano particolareggiato - sono sempre state intese come riferite alle singole unità immobiliari situate all’interno dello stesso edificio. Secondo la lettura fornita di recente dagli uffici tecnici all’assessore invece, l’unità di misura per l’applicazione della norma sarebbe invece l’edificio nel suo complesso, per cui una destinazione mista, per esempio residenziale commerciale, potrebbe consentire un rimescolamento degli immobili che integrano lo stesso edificio.

Ci potrebbe insomma, essere – con una sorta di liberalizzazione dei cambi di destinazione d’uso - un pericolo di terziarizzazione del centro storico, a scapito dell’aspetto residenziale, in una situazione di equilibri già precari quali quelli del centro storico. Timore questo, in realtà non solo della minoranza tanto che nel corso della prima seduta in commissione – nella quale Salvemini era assente – furono diversi esponenti della maggioranza, tra i quali Giampaolo Scorrano (Io Sud) e Angelo Tondo (Pdl) - presidente della commissione Urbanistica - a porre alcune obiezioni.

“Più che di una interpretazione – aveva commentato il giorno successivo Salvemini -, questa scelta appare, posta in questo modo, una modifica sostanziale della norma, con notevoli trasformazioni possibili e senza precise e chiare tutele di compatibilità tra destinazioni miste all’interno di un singolo edificio, nonché adeguati equilibri quantitativi. Quale esigenza di interesse generale e collettivo sollecita oggi questa delibera il cui scopo appare oggi, per la lacunosa descrizione delle motivazioni, un modo per blindare urgentemente il futuro Pug a prescindere da un bilancio sullo stato attuale del centro storico, assente nella delibera”?

“Il consigliere Salvemini – aveva ribattuto Martini -, ancora una volta,  affida alla stampa una sua personale lettura di una proposta di delibera che ha il solo scopo di supportare gli uffici comunali nell’applicazione dell’articolo 42 delle Norme tecniche di attuazione.  Lo spirito della proposta era quello di sottoporre alla commissione competente una modifica normativa per venire incontro alle rappresentate difficoltà degli uffici tecnici nel dare un’univoca interpretazione all’ultimo comma del suddetto articolo. Nulla di ambiguo, dunque, tanto meno nessun tentativo di blindare il futuro Pug con banali scorciatoie amministrative ma solo la necessità di fornire un chiarimento alla norma”.

L’orientamento prevalso oggi conferma la necessità di approfondire la questione e, soprattutto, di non ignorare il fatto che il nuovo Pug è in fase di approvazione: “Siamo tutti d’accordo - ha commentato Tondo - sul fatto che il centro storico debba essere sia vivace dal punto di vista economico che abitabile e godibile dai residenti. E’ necessario quindi contemperare varie esigenze: difficilmente si raggiungerà un equilibrio perfetto, ma dobbiamo avvicinarci il più possibile all’obiettivo”. La delibera, dunque, torna almeno per il momento nel cassetto: sopite le polemiche se ne tornerà a discutere, probabilmente già all’interno del nuovo piano urbanistico generale.

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