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Ruspe in azione e sopralluogo di Mellone / Nardò

Attesa finita, giù fabbricato di cemento: partita demolizione dell’ex gerontocomio

Avviati stamattina a Nardò i lavori di abbattimento della struttura, mai ultimata, della zona 167 e abbandonata da oltre vent’anni. L’obiettivo successivo è quello di realizzare una social housing per anziani per la quale sono già stati richiesti fondi specifici del Pnrr

NARDO’ - Come annunciato nelle scorse settimane, e dopo la nuova valutazione da parte dell’amministrazione comunale di abbattere l’immobile rustico dell’ex gerontocomio della zona 167 della città, entra nella sua fase esecutiva il programma di realizzazione di una nuova struttura destinata per i bisogni sociali che prenderà il posto del complesso abbandonato e degradato.             

Da questa mattina hanno preso infatti avvio le opere di demolizione del vecchio gerontocomio di Nardò, un’opera mai completata e abbandonata al suo destino da oltre quarant’anni. L’intervento è stato affidato nei giorni scorsi alla ditta Savina Costruzioni di Veglie che eseguirà le procedure di abbattimento secondo il progetto redatto dall’ingegnere Igor Imperiale.  

Per fa fronte alle spese per l’intervento, pari a circa 705 mila euro, l’amministrazione comunale ha attinto da risorse del bilancio comunale. Il sindaco Pippi Mellone, questa mattina, ha effettuato un sopralluogo in concomitanza con l’avvio del cantiere e l’entrata in funzione delle ruspe e dei mezzi impiegati per i lavori.  

“L’edificio di quello che sarebbe dovuto essere il gerontocomio cittadino è l’ultimo monumento allo spreco di questa città” ha commentato il primo cittadino, “un palazzaccio simbolo della peggiore politica del passato che per decenni è stato ricettacolo di sporco e degrado. Così come abbiamo fatto con il nuovo palazzo di città in zona Incoronata, demoliamo un mostro di cemento ormai inutile e pericoloso e costruiamo il futuro che Nardò e i neretini meritano”.

Com’è noto, si tratta di un immobile dalla fine segnata, in considerazione del “responso” inequivocabile dell’attività di valutazione dell’idoneità statica del fabbricato, eseguita dallo stesso tecnico incaricato dal Comune. E nonostante anche un appello estremo, lanciato nel mese scorso, da parte dell'Ordine degli architetti che aveva invitato il Comune a rivedere la sua scelta e optare per un recupero funzionale dell'immobile.  

È emerso infatti che un’ipotesi di recupero dell’edificio, per una serie di criticità dettagliatamente illustrate nella relazione, non sia risultata perseguibile in relazione al significativo investimento necessario per consentire l’avvio concreto della operatività.

Inoltre, in tale ipotesi la struttura di base, sarebbe rimasta sempre e comunque interessata dalle problematiche tipiche della vetustà del cemento armato, posto in opera da diversi decenni e caratterizzato da scarsa resistenza e da carbonatazione e realizzato con armature lisce e in parte ossidate. Il piano dell’amministrazione comunale, come più volte annunciato, non si fermeranno però alla semplice demolizione.

L’obiettivo ulteriore, infatti, è quello di realizzare un intervento di social housing per anziani autosufficienti. Il relativo progetto, per un importo di 3 milioni e 705 mila euro, è già stato candidato ad un avviso specifico del Pnrr su servizi e infrastrutture sociali.

Quella della “residenza sociale” è una tipologia di intervento edilizio e urbanistico in favore di una fetta di popolazione a basso reddito che, secondo lo scopo dichiarato dall’amministrazione del sindaco Mellone, sarebbe in grado di risolvere il problema dell’emergenza abitativa, di fornire un alloggio a bassi costi e ad alta efficienza energetica e, infine, di dare vita a spazi condivisi e aperti alla città in modo da agevolare l’integrazione sociale.

Secondo l’ipotesi progettuale nel nuovo edificio, che sostituirebbe il complesso di cemento armato in via di abbattimento, sorgerebbero al piano terra, su una superficie di circa 1.035 metri quadrati, tre zone, destinate rispettivamente: a servizi collettivi (palestra, sala per massoterapia, sala per idroterapia, mensa e sala per visite specialistiche ambulatoriali), a residenza e a sala polifunzionale.

Al primo piano invece, su un’estensione di circa 1.125 metri quadri, troverebbero posto un solarium, una zona lavanderia e 19 alloggi (con superficie variabile tra 38 e 45 metri quadri) dotati di soggiorno-pranzo, camera da letto, bagno e ampio balcone.

All’esterno una serie di servizi fruibili da residenti e da cittadini: un’area verde, un’area bocciofila, un’area attrezzata per la ginnastica dolce, un’area per coltivazioni florovivaistiche, un dog park. La struttura nel suo insieme avrebbe una capacità ricettiva massima di 38 anziani autosufficienti. Per ora si parte con la demolizione del vecchio “casermone”. Per la futura social housing si attende di incamerare i fondi nazionali.   

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