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Lunedì, 29 Aprile 2024
Nardò Nardò / Via M.Montessori

Messaggio intimidatorio a Nardò: molotov contro l’abitazione del “re delle angurie”

È accaduto intorno all’una della notte a Nardò, nella zona 167. I danni riguardano soltanto il muro di cinta dell’immobile, di proprietà dell’imprenditore ortofrutticolo coinvolto nell’operazione “Sabr”. Sul gesto indagano i carabinieri

NARDÒ – L’odore, riconoscibilissimo, del liquido infiammabile e il muro di cinta annerito. È l’eredità di un gesto intimidatorio che ha preso forma nel  lancio una molotov a Nardò, contro l'abitazione di proprietà di Pantaleo Latino, 64enne detto “Pantaluccio” e considerato il “re delle angurie”. Intorno all’una, infatti, ignoti hanno scagliato la bottiglia incendiaria sulla recinzione dell’edificio del titolare della azienda “Fiordifrutta”, nome noto alle forze dell'ordine e coinvolto nella nota operazione “Sabr”, condotta oltre dieci anni addietro contro lo sfruttamento dei migranti nei campi e il fenomeno del caporalato.

L’episodio si è verificato al civico 1 di via Montessori, nella zona 167 della cittadina. Un rogo di piccole proporzioni è divampato e, dai primi riscontri, sarebbe stato lo stesso anziano a domare la fiammata, Una pattuglia dei carabinieri di Nardò, scorto quando accaduto, ha citofonato per avere spiegazioni.  Immediata la ricerca delle videocamere di sorveglianza in zona, per tentare di risalire all’identità dei responsabili del gesto.

Nelle vicinanze ha sede una parrocchia, ma vi sono poche attività commerciali dotate di dispositivi di sorveglianza. L’attività investigativa è in corso e i militari dell’Arma della compagnia gallipolina hanno ascoltato l’imprenditore neretino, alla ricerca di indizi che aiutino a risalire al contesto in cui potrebbe essere maturato il livore da parte di qualcuno. Lo scorso anno la quinta sezione della Corte di Cassazione aveva annullato la sentenza di assoluzione emessa in Appello nei suoi riguardi e nei confronti di alcuni imputati coinvolti nell'inchiesta Sabr, rinviando gli atti per un nuovo giudizio.

L'inchiesta denominata "Sabr"

L'operazione era scattata nella primavera del 2012 tra Puglia, Calabria, Sicilia e Tunisia, a seguito di un’indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce col supporto dei carabinieri del Ros, il Raggruppamento operativo speciale. Ventidue ordinanze di custodia cautelare in carcere erano state in quell’occasione emesse nei confronti di presunti componenti di un sodalizio criminale accusato di numerosi reati, tra i quali associazione per delinquere, riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù, tratta di persone, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, estorsione, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità materiale commessa dal privato, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e favoreggiamento dell'ingresso di stranieri nel territorio dello Sato in condizioni di clandestinità.

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