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Cronaca

Con pochi clic sui portali di Agenzie delle entrate e Poste, un traffico da 20 milioni di euro

Tutto ha inizio da una segnalazione delle autorità lituane, insospettite dalla voluminosa quantità di denaro accreditata sui conti delle proprie banche e partite dal Salento. Al vertice del gruppo è ritenuto uno degli 81 indagati, vittima di un doppio raid incendiario nel mese di giugno del 2022

LECCE – I bonus facciata  non erano altro che “di facciata”, è il caso di dirlo. Nessun rifacimento di prospetti, né interventi di ristrutturazione in corso: la maggior parte degli 81 indagati nell’ambito dell’indagine denominata “Easybonus”, una casa non l’ha neppure mai avuta. Eppure avrebbero fatto ricorso a dati catastali di immobili altrui, caricandoli con pochi passaggi sul sito delle Agenzie delle entrate. O, in un caso, inserendo persino i dati castastali del proprio condominio. Un maxi raggiro ai danni delle casse statali, dalle quali ottenere denaro da trasferire all’estero tramite semplici operazioni con lo Spid e da far rientrare poi in Italia sotto forma di bitcoin. Sarebbero bastata una manciata di clic sui portali telematici per avviare la procedura della cessione del credito di imposta ottenuto dallo Stato a Poste italiane. Come poi a queste ultime siano sfuggite provenienza e destinazione di quelle voluminose transazioni resta al momento un enigmatico quesito privo di risposta.

È stata invece proprio l’ingente quantità di denaro giunto dal Salento e inviato alle banche di diversi Paesi (tra cui anche Cina, Lettonia, Gran Bretagna e Lituania) ad insospettire le autorità baltiche, subito entrate in contatto con quelle italiane dando vita a due filoni di inchiesta, uno partito da Lecce, l’altro dalle scrivanie della Procura di Napoli. Quella leccese ha messo in evidenza le attività dell’associazione a delinquere, specializzata nella cessione dei crediti di imposta fittizi, richiesti nell’ambito dei bonus edilizi. Somme poi riciclate all’estero. I finanzieri hanno scoperto come i percettori dei benefici fiscali non avessero inviato alcuna comunicazione obbligatoria ai vari Uffici tecnici comunali: né Scia (la segnalazione certificata di inizio attività), né Cila (la comunicazione di inizio lavori asseverata.

Dopo aver inserito le richieste sul portale dell’Agenzia delle entrate e ottenuto l’accensione dei conti correnti postali, l’organizzazione avrebbe trasferito i soldi all’estero per nasconderne la provenienza, anche sfruttando società fittizie costituite per lo scopo. Un primo step investigativo è partito dall’analisi delle banche dati, come ha sottolineato il maggiore Laura Quarta, presente alla conferenza stampa assieme al procuratore facente funzioni Guglielmo Cataldi, al colonnello Giulio Leo e al comandante provinciale delle fiamme gialle, Stefano Ciotti. E dall'analisi delle 71 pratiche avviate, per chiarire quali fossero gli immobili interessati dagli interventi.

L’organigramma del gruppo

L’associazione scoperta dai finanzieri salentini avrebbe contato sulla regia di Marcello Giorgio Monsellato, il 48enne di Presicce – Acquarica, consulente esperto nei meccanismi dei circuiti bancario, finanziario e fiscale. Il suo nome compare tra quelli dei destinatari della misura cautelare. Assieme ad altri, avrebbe “reclutato” i soggetti del basso Salento ai quali affidare il compito di richiedere l’erogazione del fondo statale per i finti interventi edilizi. Nella scelta dei soci per il business illegale, la profilazione dei soggetti coinvolti non sarebbe stata casuale: alcuni tra gli indagati - non tutti - sarebbero stati infatti accomunati dall’assenza di lavoro, da precedenti problemi di natura penale, tossicodipendenti o perché incapienti economicamente.

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L’interesse per quel fiume di denaro spostato e depositato soprattutto in Lituania, da far rientrare poi nel Salento tramite criptovalute, non è sfuggito alla criminalità organizzata del luogo. Ed è in questo contesto che sarebbero maturati dei livori, proprio nel 2022, nei confronti di Monsellato, il consulente finanziario del gruppo bloccato all’alba. Nel mese di giugno di due anni addietro, nel giro di poche ore, il 48enne presiccese era stato vittima di ben due raid incendiari: uno ai danni della propria abitazione, l’altra intimidazione col fuoco rivolta invece alla casa di suoi famigliari. In entrambi i casi si era pensato in un primo momento a un furto trasformato in atto vandalico da parte dei ladri, ma le indagini delle fiamme gialle hanno invece messo in evidenza la natura estorsiva di quello che è apparso come un vero e proprio avvertimento.

L’indagine condotta su scala internazionale

L’attività di indagine ha assunto sin da subito un carattere transazionale grazie alla collaborazione fra il Nucleo Pef della guardia di finanza e il Financial intelligent unit della Lituania, delle Procure di Lecce e Napoli sotto l’egida di Eurojust. Tanto che, già nel maggio del 2022, si è costituito un gruppo interforze e l'inchiesta si è snodata in due filoni: quello salentino e quello partenopeo. Dopo un primo esito investigativo che ha portato a una serie di sigilli e arresti già nel dicembre del 2022, la svolta di oggi.

Altre 25 perquisizioni sono state eseguite nelle scorse ore nel Tacco, così come in istituti di credito della Lituania. Nelle scorse ore è scattato anche un sequestro preventivo di circa 3,9 milioni di euro, un ulteriore incasso dell’attività illecita rispetto ai 20 milioni di valori già sequestrati nel corso delle indagini. Nel mese di novembre scorso grazie al lavoro della Procura della Repubblica di Lecce, della squadra investigativa comune e all’impegno delle fiamme gialle salentine, è stato materialmente recuperato il denaro sequestrato in Lituania, una somma pari a circa 3,2 milioni di euro, già confluiti nel Fondo unico giustizia.

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