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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Campi Salentina / Contrada Don Francesco

I cadaveri dei due scomparsi in una cisterna: arrestate tre persone per duplice omicidio

Mino Perrino sarebbe il presunto responsabile di duplice omicidio e soppressione dei cadaveri di Greco e Marino, assieme a due complici. All'origine del gesto, apprezzamenti sessuali che il 34enne, poi ucciso, avrebbe fatto alla compagna dell'aggressore. La seconda vittima ammazzata perché testimone scomodo

CAMPI SALENTINA – Trucidati con almeno tre colpi di arma da fuoco ciascuno, nella schiena. Sono stati uccisi davvero per poco. Con un raggelante senso della sproporzione che richiama l’efferatezza delle pratiche unne. A spaventare è  la lettura antropologica, più che le cronache di questa mattina.

All’alba, infatti, i carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Lecce hanno rinvenuto, immersi in cisterna, nelle campagne tra Salice Salentino e Campi Salentina, i cadaveri di Luca Greco e Massimiliano Marino, rispettivamente di 38 e 34 anni, noti alle forze dell’ordine per alcuni reati contro il patrimonio e collegamenti con la criminalità organizzata del nord Salento, residenti a Campi Salentina e San Donaci, scomparsi nel nulla lo scorso 10 marzo.PERRINO MINO-2

La parola fine è stata messa soltanto dopo gli arresti di tre individui, che hanno portato alla macabra scoperta avvenuta in contrada Don Francesco. Sul posto, oltre alla sezione rilievi del comando provinciale dei carabinieri di Lecce, i vigili del fuoco, il medico legale, il pm di turno e, successivamente, il procuratore della Repubblica di Lecce, accompagnato dal comandante provinciale dell’Arma, il colonnello Maurizio Ferla. Le attività svolte, raffrontate con le dichiarazioni di un teste, rivelatesi determinanti per le indagini, hanno rafforzato il quadro investigativo delineato e condiviso dalla procura di Lecce e condotto dai militari dell’Arma della compagnia di Campi Salentina, coordinati dal capitano Nicola Fasciano,  e dai colleghi del Nucleo investigativo, diretti dal comandante Biagio Marro.

  Tre ordinanze di custodia cautelare in carcere, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, sono state disposte a carico di Mino Perrino, 38 anni, di Campi Salentina, (nella foto, in alto) ritenuto il responsabile di duplice omicidio e soppressione di cadavere di  Greco  e Marino. Gli altri due provvedimenti sono stati emessi invece nei confronti di Luigi Tasco, pluripregiudicato 45enne, TASCO LUIGI-2 (nella foto a sinistra) e Franz Occhineri (in basso, a destra), incensurato, di 34, entrambi residenti a San Pietro Vernotico, ritenuti presunti responsabili in concorso, di favoreggiamento in duplice omicidio e soppressione di cadavere.  Uno dei tre, inoltre, Tasco, ha alle spalle anche una condanna per associazione mafiosa alle spalle.

E’ venuto meno il confronto, il contrasto “franco”, così come lo ha definito il procuratore capo, Cataldo Motta, durante la conferenza stampa. E’ mancato il litigio sano e in due hanno perso la vita. Tutto è cominciato nel pomeriggio di quel 10 marzo quando Perrino ha invitato  le due vittim per un caffè come era solito fare. Routine.

Lo hanno bevuto proprio in casa del 38enne arrestato questa mattina, il quale avrebbe poi pregato Marino e Greco di seguirlo in una campagna vicina, di sua proprietà, per un "chiarimento". Un tranello ben architettato, nel quale è incappato anche Greco, estraneo ai rancori lievitati tra gli altri due. A scatenare tutta la serie di crudeltà e tragiche conseguenze, sarebbero stati i pesanti apprezzamenti, a sfondo sessuale, rivolti da Marino alla compagna di Perrino. Greco, vittima delle circostanze, era soltanto un testimone scomodo. Nonché ex cognato di Perrino. A conoscenza ormai di dissapori e precedenti tra il suo amico e l’altro conoscente, e forse destinatario a sua volta di antichi risentimenti,  andava eliminato. E così è stato.OCCHINERI FRANZ-2

Quella domenica, i due amici si allontanarono a bordo della Lancia Lybra di Marino. Greco riferì a sua moglie di doversi recare presso il centro commerciale “Mongolfiera” di Surbo, per degli acquisti. Ma non fece più ritorno a casa. L’auto fu poi rinvenuta dagli inquirenti soltanto tre giorni dopo, completamente bruciata e abbandonata in località “Giovannella”, sempre a Campi Salentina. Attraverso l’ascolto di famigliari e conoscenti dei due scomparsi, l’analisi dei tabulati telefonici delle ore precedenti all’episodio, l’attenzione degli investigatori si concentrò su Mino Perrino, e su un altro individuo, a causa dei frequenti contatti, sia dal vivo, sia al cellulare. L’ultimo dei quali avvenuto proprio in quel pomeriggio di marzo. Un’amicizia, quella fra Perrino e Marino, confermata dallo stesso testimone.

Dopo quell’incontro apparentemente e normale, accompagnato da un caffè, Perrino condusse le due vittime sul terreno recintato, ammazzandoli entrambi, e occultando i cadaveri soltanto in serata, probabilmente tra le 18 e le 20,  con l’aiuto dei due complici. Le frenetiche telefonate che si sono susseguite in quel frangete hanno portato alla ricostruzione alla quale si è giunti dopo un mese e mezzo di indagini senza sosta. Nonostante, nelle ore successive al delitto, Perrino abbia tentato in tutti i modi di nascondere i contatti al cellulare, disattivando l’utenza utilizzata, per dissimulare le continue telefonate con la coppia dei suoi complici. E non è tutto. Ad insospettirsi, è stata proprio la moglie di Luca Greco. La donna aveva infatti chiesto il secondo numero di Marino a Perrino, ma quest’ultimo, che non aveva più a disposizione la sua vecchia rubrica, le avrebbe detto: “ Il telefono mi è caduto nel water”. Scena e parole che si sono poi ripetuta nei giorni successivi, davanti alle insistenze di un moglie disperata.

Terreni e campagne, a partire da marzo, sono stati passati al setaccio dagli uomini dell’Arma. Lo scorso 4 maggio,  dopo l’ascolto di un testimone, i militari eseguirono alcune ispezioni sull’area attorno ad una villa allo stadio rustico, sulla Campi Salentina- San Donaci. Ma il sopralluogo accese alcuni interrogativi, poi spenti poco dopo. Ma la tensione aumentava e si percepiva tutta. Neppure una settimana dopo, uno squarcio, iniziale, di verità.

Il luogo del ritrovamento dei corpi

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