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Cronaca Salve

“Abusivi”? Critica, non diffamazione: archiviata denuncia al sindaco di Salve

Villanova era stato indagato dopo un'intervista su Rete 4 sull'atavico problema delle attrezzature in spiaggia. Archiviazione anche per il vice, Lecci, per alcune frasi sulla sua casa in fiamme subito dopo le ordinanze

LECCE – Il giudice per le indagini preliminari Angelo Zizzari ha accolto la richiesta di archiviazione formulata dal pubblico ministero Maria Vallefuoco nel procedimento per diffamazione a mezzo stampa nato dopo la denuncia presentata dai legali rappresentanti di due società e di un’impresa individuale che ritenevano di aver subito offese della propria reputazione da sindaco e vicesindaco di Salve, Francesco Villanova e Giovanni Lecci. Entrambi erano difesi dall’avvocato Luca Puce.

I denuncianti, dal canto loro, rappresentati dall’avvocato Enrico Chirivì, avevano anche presentato opposizione alla richiesta d’archiviazione, ma alla fine l’hanno spuntata i due amministratori locali. Nel caso del sindaco, è stato riconosciuto il diritto di critica, in quello del vicesindaco, invece, di aver formulato una frase generica, che non consente di individuare in maniera chiara e certa i destinatari di un particolare riferimento, circa un grave danneggiamento da egli stesso subito: l’abitazione finita in fiamme.

Un problema ormai atavico

Ma qual è la materia del contendere? Quella di sempre: la storica battaglia dell’amministrazione locale contro l’abusivismo in spiaggia che, proprio nei giorni scorsi, ha condotto a controlli interforze sulla costa fra Pescoluse e Posto Vecchio e a varie sanzioni, dopo che il sindaco, in un post, aveva lamentato di aver persino subito minacce in seguito a precedenti verifiche, tanto da richiedere l’intervento dello Stato. Questo, dunque, il terreno su cui ci si muove, che da sempre provoca frizioni, con la vicenda in questione che risale, nello specifico, al 30 agosto dell’anno scorso e che scaturisce da un servizio televisivo andato in onda su Rete 4, durante il programma Fuori dal coro.

In primis, un termine ha fatto andare su tutte le furie i tre che hanno sporto denuncia: “Abusivi”. Termine usato anche nel titolo del servizio, che era, per l’appunto: “Gli abusivi dell’ombrellone: ecco come vietano le spiagge”. Ai legali rappresentanti delle società proprio non è sceso giù, anche perché gestiscono attività regolari da molti anni e l’hanno sottolineato nell’opposizione alla richiesta di archiviazione.

Ma per il gip, che ha quindi condiviso le argomentazioni del pm, il termine usato da Villanova nel corso dell’intervista, risponde sia ai crismi del diritto di critica (continenza e pertinenza), sia alla verità storica, nella misura in cui l’espressione è praticamente desunta da decreti con cui il Tar di Lecce aveva in quei giorni rigettato le istanze cautelari avanzate da due società che avevano fatto ricorso.

Cos'aveva detto il Tar

Nel primo provvedimento, del 21 luglio 2022, il tribunale amministrativo scriveva: “[…] le due ordinanze comunali impugnate vanno intese nel senso di inibire soltanto l’attività di stabilimento balneare abusivamente esercitata dalla società odierna ricorrente mediante [...]”. Nel secondo, dell’8 agosto, sempre i giudici amministrativi rimarcavano: “[…] la ricorrente non ha alcun titolo che autorizzi l’occupazione dell’area demaniale antistante quella privata e di sua proprietà con la stabile posa di ombrelloni ed altri arredi per la balneazione, occupazione che deve pertanto ritenersi abusiva in quanto condotta di illecita rilevanza penale, con conseguente difetto del requisito del fumus boni juris) […].

Non solo. Il giudice Zizzari ha anche ritenuto che dal servizio televisivo di quel giorno, risulterebbe elementi per ritenere che in tre stabilimenti balneari sul litorale di Salve si svolgesse, in effetti, attività in modo abusivo. E questo, illustra il giudice, perché nonostante il provvedimento del Tar di Lecce autorizzasse i ricorrenti a svolgere esclusivamente il noleggio temporaneo di ombrelloni e lettini su espressa richiesta degli utenti, collocando le strutture in spiaggia solo per il tempo necessario e con obbligo di rimozione al termine dell’uso, questi avrebbero continuavano a esercitare l’attività tipica di uno stabilimento balneare. Ovvero, collocando in spiaggia postazioni fisse e offrendo, tra l’altro, un tariffario dei prezzi differente in base alla prossimità al mare di ombrelloni e lettini.

Lo specifico caso di Lecci

Nel caso di Lecci, invece, sotto i riflettori era finita una frase in particolare: “Stranamente subito dopo le ordinanze emesse dal comune negli uffici di Salve, hanno messo fuoco alla mia abitazione”. Episodio che risale alla notte fra 23 e 24 luglio del 2022. Ma il gip ha ricordato che un consolidato orientamento della Cassazione vuole che il reato di diffamazione si configuri in presenza di un’offesa alla reputazione di una persona determinata. In questo caso, invece, i soggetti non sarebbero né palesemente individuati, tantomeno esisterebbero indizi solidi per individuarli in modo più che certo. Ragion per cui, il procedimento è stato chiuso con l’archiviazione per primo cittadino e suo vice.

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