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Concessioni demaniali: il Capo dello Stato sconfessa la proroga

Mattarella è intervenuto sulla recente forzatura della maggioranza parlamentare richiamando i pronunciamenti definitivi del Consiglio di Stato

LECCE - Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha promulgato la legge di conversione del decreto cosiddetto "Milleproroghe", ma con una lettera alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e ai presidenti di Camera e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, ha voluto ufficializzare il suo disappunto per la linea seguita dalla maggioranza in tema di concessioni demaniali.

In premessa il Capo dello Stato ha stigmatizzato la consuetudine di inserire sotto il cappello del Milleproroghe, che per sua natura dovrebbe limitarsi a meri elementi temporali, veri e propri interventi di modifica della disciplina sostanziale di alcune materie, così da ritrovarsi tra le mani un provvedimento con 205 commi aggiuntivi oltre ai 149 originari. Subito dopo Mattarella è entrato nel cuore del problema: “Nel caso odierno - è scritto nella lettera -, sollevano specifiche e rilevanti perplessità, in particolare, le norme inserite, in sede di conversione parlamentare, in materia di proroghe delle concessioni demaniali e dei rapporti di gestione per finalità turistico-ricreative e sportive”.

Mattarella ha scritto chiaramente che, se non è stato esercitato il potere di rinvio riconosciutogli dalla Costituzione, è perché ricorrervi “farebbe, inevitabilmente, venir meno, con effetti retroattivi, in molti casi in maniera irreversibile, tutte le numerose altre disposizioni che il decreto-legge contiene, determinando incertezza e disorientamento nelle pubbliche amministrazioni e nei destinatari delle norme”.

Il richiamo alla storica sentenza del 2021

Come noto (qui l'articolo), nelle scorse settimane i partiti di maggioranza hanno raggiunto un accordo per spostare di un anno i termini già indicati dalla legge del 5 agosto del 2022 che, tenuto conto delle sentenze del 2021 dell’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato (qui l'articolo), aveva prorogato le concessioni al 31 dicembre 2023, con la previsione di un ulteriore anno nel caso di elementi oggettivi come l'esistenza di un contenzioso. Quel pronunciamento del Consiglio di Stato era stato innescato da una questione posta dal Comune di Lecce che si rifiutava di concedere automaticamente la proroga delle concessioni fino al 2033, proroga prevista in un emendamento alla legge finanziaria del 2018.

Il presidente della Repubblica ritiene che le modifiche introdotte con il Milleproroghe cambino in maniera sostanziale il quadro normativo e spiega il perché: "In particolare, il termine relativo all’efficacia delle concessioni demaniali viene differito dal 31 dicembre 2023 al 31 dicembre 2024 e il termine entro il quale l’autorità competente può posticipare ulteriormente l’efficacia delle concessioni e dei rapporti in essere con atto motivato da ragioni oggettive viene differito dal 31 dicembre 2024 al 31 dicembre 2025. Inoltre, le concessioni e i rapporti in essere continuano in ogni caso ad avere efficacia sino alla data di rilascio dei nuovi provvedimenti concessori e - si aggiunge - fino all’adozione dei decreti legislativi attuativi della delega in materia di affidamento delle concessioni (in scadenza il 27 febbraio prossimo) è fatto comunque divieto agli enti concedenti di procedere all’emanazione dei bandi di assegnazione delle concessioni. Con l’effetto di creare ulteriore incertezza considerato che la delega in questione verrà meno fra tre giorni. Inoltre ai titolari di concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali viene consentito il mantenimento dei manufatti amovibili fino al 31 dicembre 2023, con possibili casi di interferenza anche con provvedimenti giudiziari di demolizione in corso”.

Modifiche che moltiplicano il rischio di contenziosi

Mattarella ricorda quindi che “per le ragioni sopra esposte, le predette disposizioni del decreto-legge e della legge di conversione, oltre a contrastare con le ricordate definitive sentenze del Consiglio di Stato, sono difformi dal diritto dell’Unione europea, anche in considerazione degli impegni in termini di apertura al mercato assunti dall’Italia nel contesto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza” e poi aggiunge: “Un ulteriore elemento problematico è legato al fatto che, alla luce delle pronunce dell’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato che ha ritenuto senza effetto perché in contrasto con l’ordinamento dell’unione europea qualsiasi ulteriore eventuale proroga che dovesse nel frattempo intervenire, gli enti concedenti potrebbero ritenersi comunque legittimati a disapplicare le norme in contrasto con il diritto europeo e a indire le gare, mentre i controinteressati potrebbero essere indotti ad impugnare eventuali provvedimenti di proroga delle concessioni, alimentando ulteriormente il contenzioso”.

Il sindaco di Lecce auspica retromarcia del governo

L'intervento del Capo dello Stato ha prodotto una serie di reazioni, a tutti i livelli. Da Palazzo Carafa è arrivato il commento del sindaco di Lecce, Carlo Salvemini:  “La lettera del presidente della Repubblica Sergio Mattarella ai presidenti delle Camere e alla Presidente del Consiglio chiarisce inequivocabilmente l’illegittimità di ogni ulteriore proroga delle concessioni demaniali marittime. Mi chiedo fino a che punto la maggioranza di governo sia disposta a spingersi per preservare la posizione degli attuali concessionari, a danno degli stessi e dell’interesse generale del Paese, contro le pronunce delle massime autorità giurisdizionali e il diritto dell’Ue.  Mi auguro che 'attenzione e approfondimento' annunciati da Palazzo Chigi rispetto ai richiami del Colle possano produrre il dovuto passo indietro sulla norma e il recupero di una azione di governo in linea con quanto stabilito dalla Legge delega approvata dal Governo Draghi. Il demanio marittimo è proprietà di tutti, sulla sua gestione occorre entrare quanto prima in un tempo nuovo fatto di pari opportunità, concorrenza, diritti per tutti”. 

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