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Politica Melendugno

Verso un governo M5S-Lega: il sindaco Potì ricorda l'impegno contro il gasdotto

Il primo cittadino di Melendugno chiede a Luigi Di Maio coerenza con le posizioni espresse negli anni, sul territorio e nei luoghi istituzionali

LECCE – Ancor prima del semaforo verde per un governo sostenuto dal M5S e dalla Lega, dal sindaco di Melendugno, Marco Potì, arriva una sorta di post-it per uno dei principali protagonisti delle serrate trattative che dovranno sancire oltre ad un accordo sul programma anche la scelta del presidente del Consiglio dei ministri.

Il promemoria di Potì ha naturalmente come oggetto il gasdotto Tap e il destinatario è Luigi Di Maio, il presidente del movimento pentastellato. Non casualmente il sindaco accompagna il suo testo con una foto scattata nel luglio scorso a Bruxelles nella quale entrambi esibiscono una bandiera No Tap.

“È tempo di contratti di governo. Auspico che l’onorevole Di Maio inserisca nell’agenda programmatica del prossimo governo, le scelte in tema di strategia energetica nazionale, che da anni sostengono. Fine delle fossili, no gasdotti, rinnovabili, ricerca, salute, ambiente, turismo, futuro. 
Non dimenticarti di noi”.

C’è evidentemente la speranza da parte del primo cittadino che il M5S possa sbarrare la strada al progetto che prevede l’approdo dell’infrastruttura a San Foca e poi il prosieguo attraverso la rete nazionale fino al cuore d’Europa. Gli esponenti pentastellati, dai consiglieri regionali ai parlamentari, non hanno mai perso l’occasione di ribadire la loro contrarietà al gasdotto e sono spesso stati protagonisti di sopralluoghi sul cantiere, proprio insieme al sindaco Potì (l'ultima il 23 aprile).

La chiarezza della loro posizione ha naturalmente generato un’apertura di credito che la comunità di Melendugno e non solo si augura possa essere contraccambiata con atti concreti una volta che saranno definiti assetto e agenda del governo.

Il 9 febbraio Di Maio face a Lecce una tappa del suo tour elettorale: in quella circostanza assicurò alla platea, nella quale erano diversi gli attivisti No Tap, che si stava già studiando il modo per liberare l’Italia dai vincoli dell’accordo trilaterale siglato con Albania e Grecia e votato a maggioranza dal Parlamento.

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